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Silvia, Alessandro e Buio.


Capita che voi lurker mi scriviate quel che vi suscitano questi mei post rachitici, strabici, sovrabbondanti, stitici, sbilenchi, scialbi, profondi, personali, veri, duri, tristi, incontinenti, buffi, dolorosi, sinceri, spiazzanti, scritti bene, scritti male, ma scritti.

Quando ci si espone alla lettura pu(b)b(l)ica poi bisogna anche accettare le letture altrui.

Per cui le considerazioni di Mr. X al post la morte bestia mi hanno dato da pensare.

Quello che X considera un dolore per me è stato più che altro un rammarico. 
La prova della mia ingenuità, del fatto che non ho pensato potessi dire di no a zia Clara. 

Non è che sono andato via volendolo dire senza riuscire a farlo. Non carezzai proprio la possibilità.

Per cui penso a tutte le volte che mi chiedono un favore, mi invitano a una festa, mi esortano a fare una cosa, e io, per educazione, per gentilezza, per pavidità direi sempre di sì.

Oggi riesco a dire di no, eppure il peso di questa predisposizione al sì mi crea ancora qualche fatica.

A quasi 30 anni dalla morte di mamma mi consola il fatto che l'ultimo ricordo che ho di lei è di lei da viva. 
Non ho il ricordo menomo di mamma da morta. E di questo devo ringraziare Zia Clara. 
E anche mia sorella, alla quale chiesi di occuparsi delle esequie e della tumulazione.

Così mi sono risparmiato anche la vista della salma post autopsia.  

Silvia mi disse che aveva una faccia strana. 

I'm glad non saprò mai in che modo. 

Sono felice di essermi potuto sottrarre a scelte materiali quali il colore della bara, quante maniglie, quanti croci sul feretro. Scelte per le quali mia sorella aveva sicuramente un'expertise migliore.
Sono intervenuto solamente sulla lapide.

Silvia mi chiese se come dedica andava bene, oltre una frase che alludeva all'aldilà sobria e quasi tollerabile, la dedica i figli. 

Un altro po' mi strozzo.  

Armato di pazienza chiedo a mia sorella per chi è quella lapide se per noi o per la gente che passa.
Per noi, mi risponde Silvia, insospettita dalla domanda che non capisce dove la stia portando.

Allora, le faccio, nessuna qualifica, nessun figlio, al maschile poi, come se pure tu fossi un maschio, le spiego. Firmiamo coi nostri nomi e aggiungiamo anche quello di Buio

Buio era il nostro primo gatto che era nei pensieri e nei ricordi di mamma molto più di me e mia sorella visto che mamma non era più stata in grado di riconoscerci alla vista.

Così è stato. Per fortuna.

Qualche anno dopo, scaduto il tempo in cui papà poteva rimanere a Prima Porta senza avere un proprio loculo, per non finire nell'ossario comune, sempre mia sorella, organizzò una raccolta delle ossa che vennero sistemate nella tomba di mamma. 
Così oggi quei due sono di nuovo insieme.

Quando sentii mia sorella spiegarlo a una sua amica per telefono quasi soffoco dalle risate.

Lei era molto seria e molto efficiente mentre diceva Eh sì, mi sa che faccio recuperare le ossa di Papà poi apro mamma e le faccio sistemare con lei.

Ecco, quel personificare la tomba con mamma stessa e l'idea di fare aprire mamma  mi scatenarono un'ilarità incontenibile che si ridesta anche adesso, mentre ne scrivo. 

Aprire mamma.... Con quale utensile? Un apriscatole gigante?

Basta, muoio!!!!!


  

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