La morte bestia.
Ricordo che, esattamente una settimana prima che morisse, giunto in ospedale da "Rinascita" dove avevo appena acquistato Ti conosco mascherina, le dissi che era uscito un nuovo disco di Mina e lei mi aveva risposto con un poco convincente Ah, si?
Quando, qualche giorno dopo, le sue condizioni sembravano tanto gravi da indurre le mie zie a chiamare il prete per l'estrema unzione, io, in minoranza e disaccordo, lasciai la stanza.
Mi fu raccontato che, quando vide il prete, mia madre sgranò gli occhi e fece le corna.
Geniale!
Peccato non averlo visto.
Non fu l'unico momento al quale non presenziai.
Pochi istanti prima che morisse, zia Clara mi mandò ad avvertire mia sorella che mamma stava per morire.
Io andai controvoglia. Al telefono Silvia non rispose.
Quando tornai, zia disse E' morta con un singhiozzo al posto del respiro.
Naturalmente zia lo aveva fatto apposta a mandarmi a chiamare Silvia per non farmi assistere alla morte di mia madre.
Voleva proteggermi. Non gliene volli.
Preferii prendermela con l'esistenza di mia sorella che aveva permesso a zia di usarla come diversivo.
Non mi sono mai perdonato di non essere stato presente all'ultimo respiro di mia madre.
Se sono riuscito ad andare avanti è solo per la frivolezza del desiderio.
Non era per mia madre era per me che volevo esserci.
Così l'ultimo ricordo che ho è quel petto affaticato che si solleva vistosamente nell'osceno sforzo di ossigenare un corpo moribondo, i suoi seni formosi ad amplificare lo spostamento del torace, su giù, giù su.
Il ricordo più sereno di quel periodo, da quando mamma non fu più presente a se stessa, è una mattina di metà agosto, quando, accompagnandola in bagno sulla sedia comoda, mi era toccato il turno di mattina, mi disse con un'aria di sconforto dio come sto male! e per un attimo, per un attimo solo, era nuovamente se stessa, presente e consapevole di stare male.
Fu quello il regalo per me, il momento speciale con mia madre, in un mese estenuante di turni al suo capezzale, tra le canne che consentivano a me e mia sorella di andare avanti, il caldo, il silenzio abbacinante delle mattine d'agosto in ospedale e Van Vogt che leggevo appena mamma si appisolava, altrimenti ero sempre a mormorarle qualcosa all'orecchio, come potesse capirmi, convinto che darla per mentalmente persa contribuisse al suo deterioramento psichico.
Quando Frances si aggravò, Rob mi chiamò al cellulare, avvertendomi che se volevo vederla ancora prima che morisse dovevo affrettarmi.
Io ero al festival del Cinema, insieme a Silvio.
Ci misi quasi due ore ad arrivare al Fatebenefratelli dall'Auditorium.
Trovai tutti lì, Pasquale, Chris, Marco e Rob.
Frances aveva uno sguardo oscenamente assente, spalancato, gli occhi spenti.
Lo stesso sospiro affannato di mamma, ma meno indecente, meno forsennato, meno evidente.
Il lenzuolo che le copriva il corpo smagrito era scivolato sullo stomaco lasciandole i seni scoperti.
Nessuno si era degnato di coprirla, credo perché ormai tutti l'avevamo vista nuda per pulirla, rinfrescarla, accudirla.
A me quel seno nudo faceva male come una pugnalata.
Ecco lì un gruppo di froci, immuni al pudore che un seno suscita in un uomo, pensai.
Peggio, indifferenti a un corpo già percepito come cadavere.
Se ne pensano di cazzate in certi momenti.
Che fastidio vederli aggirarsi per la stanza d'ospedale, così indifferenti!
Non mi permisi di coprire quel seno.
Probabilmente per vigliaccheria, perché temetti che il mio gesto potesse palesare il mio disappunto.
Oppure per senso di colpa, sentivo di non esserne in diritto visto che mi ero sottratto al capezzale di Frances in quegli ultimi giorni, senza nemmeno giustificarmi, come solo i vigliacchi sanno fare.
Rimasi lì facendo finta di ignorarlo, il seno.
Poi, sapendo che Frances non sarebbe arrivava all'alba, decidemmo dei turni per non lasciarla mai da sola.
Erano le 18.
Visto che ero appena arrivato mi proposi per il primo turno, fino alle 23.
Cenai, mangiando la cena che a Frances spettava di diritto anche se non mangiava più da una settimana (la flebo dal liquido biancastro mi portò indietro di 18 anni...).
Poi Frances venne lavata e pettinata, i seni vennero coperti, e quel gesto era un'accusa palese solo per me visto che tutti gli altri erano andati via.
Non riuscivo a leggere.
La guardavo, anche se quegli occhi vitrei, da pesce al mercato, lei che aveva degli occhi giovani anche a 70 anni, erano insopportabili alla vista.
Frances attendeva, la mano poggiata ora sul corrimano del letto ora sulla fronte, la bocca aperta nello sforzo per respirare.
Poi, verso le 20, l'infermiera le somministrò un sonnifero e mi assicurò che, nonostante gli occhi spalancati, stesse dormendo.
Poi, verso le 20, l'infermiera le somministrò un sonnifero e mi assicurò che, nonostante gli occhi spalancati, stesse dormendo.
Io le carezzavo la fronte, le prendevo le mani nelle mie, mani freddissime, mi ricordavano le zampe di Buio, il mio primo gatto, la sera prima della sua morte.
Verso le 22 i suoi respiri, calmi, al contrario di quelli annaspanti di mia madre, si fecero sempre più radi.
Anche David Rieff nel libro sulla morte di sua madre Susan Sontag parla dei respiri radi, è davvero il solo momento in cui mi sono sentito vicino alle situazioni che descrive.
Prima intervalli di qualche secondo tra un respiro e l'altro.
Poi di quattro secondi.
Poi di otto.
Una mano gelida di Frances tra le mie.
Dieci secondi...
Poi un tempo interminabile, prima del respiro successivo.
Poi altri respiri, sempre più radi e impercettibili.
Una mano gelida di Frances tra le mie.
Dieci secondi...
Poi un tempo interminabile, prima del respiro successivo.
Poi altri respiri, sempre più radi e impercettibili.
Finché smise di respirare.
Le sorrisi dicendole mentalmente, cara, era davvero l'ultimo? con l'ironia che solo lei, e mia madre, avrebbero potuto apprezzare, oltre me, visto che me l'avevano insegnata loro.
Le sorrisi dicendole mentalmente, cara, era davvero l'ultimo? con l'ironia che solo lei, e mia madre, avrebbero potuto apprezzare, oltre me, visto che me l'avevano insegnata loro.
Fui felice di essere stato presente ai suoi ultimi istanti.
Io e lei, come ai vecchi tempi, quando, appena morto suo marito Fernando, chiamava me, in preda al panico, e io accorrevo.
L'ho anche ringraziata, del regalo che mi aveva fatto.
L'ho anche ringraziata, del regalo che mi aveva fatto.
Mi sono sentito risarcito per non essere stato presente quando spirò mia madre.
Era il 22 ottobre del 2008, le 22 e 30 circa.
18 anni e un paio d'ore prima moriva mia madre, mentre io ero andato a fare un'inutile telefonata.
Quando arrivò, prima che potessi avvertirlo, giunto per darmi il cambio, Rob mi disse che gli dispiaceva fosse toccato proprio a me di assistere alla sua morte.
Io gli dissi che ne ero stato onorato e felice.
Poi, come al solito, dinanzi il lutto, mentre gli altri piangevano, io me ne rimasi in silenzio, addolorato, ma immune alle lacrime.
Non mi resi subito conto della data. Anzi. Fu mia sorella a farmelo notare. Quando l'avevo chiamata, più per dirlo a qualcuno che per avvertirla, lei si era addolorata davvero troppo. Dopotutto Frances era sempre stata amica mia, non di mia sorella.
E invece mia sorella era lì che diceva nooo, perché proprio oggi, no. Io non capii subito.
Solo dopo qualche secondo, nel quale mi chiedevo come mai la stesse prendendo così male, realizzai che era l'anniversario della morte di mamma e che Frances era morta lo stesso giorno un paio d'ore dopo di lei...
Frances ne avrebbe riso.
Non fosse appena morta, anche io.
Poi, come al solito, dinanzi il lutto, mentre gli altri piangevano, io me ne rimasi in silenzio, addolorato, ma immune alle lacrime.
Non mi resi subito conto della data. Anzi. Fu mia sorella a farmelo notare. Quando l'avevo chiamata, più per dirlo a qualcuno che per avvertirla, lei si era addolorata davvero troppo. Dopotutto Frances era sempre stata amica mia, non di mia sorella.
E invece mia sorella era lì che diceva nooo, perché proprio oggi, no. Io non capii subito.
Solo dopo qualche secondo, nel quale mi chiedevo come mai la stesse prendendo così male, realizzai che era l'anniversario della morte di mamma e che Frances era morta lo stesso giorno un paio d'ore dopo di lei...
Frances ne avrebbe riso.
Non fosse appena morta, anche io.
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