Una tarda scena primaria
Io non ho avuto il trauma di vedere i miei genitori fare l'amore, quello che Freud chiamava Scena primaria.
Però ho avuto una ...scena secondaria. Non ero un bambino e non ho visto, per fortuna, ma ho sentito.
Era il 1984.
Avevo 19 anni tanto da poter rimanere a casa da solo mentre i miei (nonna già non c'era più) se ne andavano in vacanza, in campeggio!
Mamma e il suo compagno Luciano avevano comperato una roulotte che avevano parcheggiato stabilmente in un campeggio sul mare e lì trascorrevano tutta l'estate.
Sono sempre stato uno che ama le comodità, non il lusso, ma la promiscuità del campeggio non ha mai fatto per me.
L'idea poi di avere una roulotte e di parcheggiarla stabilmente invece di trainarla è una contraddizione in termini, ma sto divagando.
Un weekend di quell'estate mio malgrado acconsentii ad andare a trovare mamma al campeggio.
Ho anche delle foto che mi ritraggono col mio immancabile libro davanti la roulotte...
Caldo, noia e noia sono il primo ricordo che mi sovviene di quella visita.
Poi, dopo pranzo, mentre mia sorella sta chissà dove chissà con chi, io entro in Roulotte più per fare qualcosa che mosso da una vera necessità. Mosso dalla noia diciamo.
Appena entro sento dei rumori inconfondibili.
Nulla di pornografico, nessun attrito di parti anatomiche, sono i gemiti di mia madre, un inspirare velocemente presumo in corrispondenza dei colpi pelvici di Luciano, ogni volta come fosse il primo, con un misto di meraviglia e sorpresa. Immagino mia madre sotto Luciano che è corpulento e panciuto e mi turbo più per il peso di lui sulla cardiopatica che altro.
Un secondo dopo sono fuori dalla roulotte come se non vi fossi mai entrato.
Incontro una vicina di roulotte alla quale, più per darmi un tono che altro, le chiedo se ha visto mia madre e lei mi risponde di no.
Eh, ci credo...
Non so perché ma mi sono sentito bambino in quell'incidente. Come fossi regredito all'infanzia cui di solito si vivono le scene primarie.
Ero turbato, mi dissi, non per avere appreso che anche mia madre facesse sesso, ma per la sua privacy violata. Ero stato invadente e incauto.
Credo che a turbarmi davvero fu l'avventatezza di mia madre, il fatto di essersi concessa a quell'amplesso senza tutelare me e mia sorella o qualunque altro estraneo, estranea, non invitate che avrebbero potuto sentire.
Mi turbò quella promiscuità da quattro soldi, quella indolenza da campeggio che ci rende sciatte, comuni, banali.
Antonella invece direbbe che se mi sono sentito bambino è perché un po' lo ero stato, almeno nella reazione emotiva che era da bambino, non da adulto che se esce da una stanza dove deve stare si sente dispiaciuto, imbarazzato, non turbato come un bambino.
Non mi faccio mancare niente.
Commenti
Posta un commento