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L'esprit dell'escalier



Quando abitavo ancora a Montagnola mi capitava spesso di ricevere reazioni ostili e aggressive dalle persone che mi incrociavano in macchina, in macchina sì.
Io abitavo in una via che dava direttamente sulla Colombo che attraversavo spesso, quattro corsie con un semaforo che diventava subito giallo e i primi tempi non capivo mai quanto tempo avessi ancora.
Silvio per scaramantizzare quell'incertezza giocava con la sua voce da bambino commentando tanto è verde eh eh tanto è verde, finché il semaforo non diventava giallo e allora era tutto un aaaah è giallo aaahhh è giallo!!!  
A volte ancora mi capita di emularlo e rifare le sue voci, a modo mio.

Una volta, mentre attraverso la Colombo, ero quasi giunto dall'altra parte rispetto casa mia, da una macchina uscita da una strada laterale qualcuno mi lancia un uovo che non mi prende in pieno solamente perché io perdo improvvisamente l'equilibrio e mi sposto di lato per ristabilirlo. Deve essere stata dea a intervenire sul mio equilibrio. Mi rendo conto di avere scampato l'uovo solamente quando lo sento sfracellarsi a terra. Mi giro per guardare l'uovo e quando mi rigiro per vedere chi l'ha lanciato la macchina mi ha già superato.
Non era tempo di Carnevale.
Non so perché quelli della macchina avessero un uovo a bordo e perché pensarono di utilizzarlo così, come una bomba organica, contro di me.

Ho pensato alla mia stazza.

Io sono enorme dai tempi del mio matrimonio.

Durante la mia infatuazione per il Flusso scesi a 89 kg ma poi sono risalito fino agli attuali 128.
All'epoca ero 136, il mio peso massimo, so far.
Quindi davo, e do, nell'occhio, per la mia panciona, i miei fianconi, il mio culone, la mia pappagorgia e la mia camminata balzellante.

Sembro Giumbolo.

Ci rimango sempre male quando qualcuno, qualcuna, mi prende in giro perché sono ciccione.

Mi sembra una crudeltà infantile che però mi devasta perché è fatta da persone adulte.
Mi viene in mente Trop fort di Maurane, canzone che mi commuove e non certo perché Maurane è morta.
J'suis trop fort
Moi j'suis trop fort
Je connais la chanson
Bien sûr ils ont raison
Alors je le dis aussi
J'suis trop fort
J'suis vraiment trop fort
D'être arrivé jusqu'ici
Una sera, al semaforo della mia via, lato Colombo, un tizio in macchina co du' pischelle, mica un ragazzino, un trentenne, da lontano mi guarda e dice qualcosa.
Mi sta dicendo ciccione, senza avere il coraggio della propria opinione, tanto che quando mi avvicino fa finta di chiedermi una indicazione stradale.

Di recente, sulle scale mobili della metro A, relativamente poco tempo fa, dopo i vari problemi tecnici che hanno portato le stazioni di Barberini e Spagna a chiudere, mentre le scendo velocemente e supero due donne quelle dicono ad alta voce, la voce deformata dai una risata malcelata, piano piano per carità, come a dire, sei pesante vedi di non rompere anche questa!

Io in queste circostanze mi mortifico sempre.
Non della obesofobia che queste persone stanno mostrando nei miei confronti ma per la mia totale assenza di parole.
E' il mio mutismo che mi umilia.
Possibile che non mi viene in mente niente da rispondere loro?

E' evidente che non sono Cyrano.

IL VISCONTE
Voi... voi... avete un naso... eh... molto grande!...

CIRANO (grave) Infatti!
IL VISCONTE (ridendo) Ah!
CIRANO (imperturbabile) Questo è tutto?...

IL VISCONTE Ma...

CIRANO È assai ben poca cosa!

Se ne potevan dire... ma ce n'erano a josa,
variando di tono. - Si potea, putacaso,
dirmi, in tono aggressivo: « Se avessi un cotal naso,
immediatamente me lo farei tagliare!»

Amichevole: «Quando bevete, dée pescare
nel bicchiere: fornitevi di un qualche vaso adatto!»

Descrittivo: «È una rocca! ... È un picco! ...Un capoaffatto...
Ma che! L'è una penisola, in parola d'onore!»

Curioso: «A che serve quest'affare, o signore?
forse da scrivania, o da portagioielli?»

Vezzoso: «Amate dunque a tal punto gli uccelli 
che vi preoccupate con amore paterno
di offrire alle lor piccole zampe un sì degno perno?»

Truculento: «Ehi, messere, quando nello starnuto 
il vapor del tabacco v'esce da un tale imbuto,
non gridano i vicini al fuoco nella cappa?»

Cortese: «State attento, che di cotesta chiappa
il peso non vi mandi per terra, a capo chino!»

Tenero: «Provvedetelo di un piccolo ombrellino,
perché il suo bel colore non se ne vada al sole!»

Pedante: «L'animale che Aristofane vuole
si chiami ippocampelofantocamaleonte
tante ossa e tanta carne ebbe sotto la fronte!»

Arrogante: «Ohi, compare, è in moda quel puntello?
Si può infatti benissimo sospendervi il cappello!»

Enfatico: «Alcun vento, o naso magistrale,
non può tutto infreddarti, eccetto il Maestrale!»

Drammatico: «È il Mar Rosso, quando ha l'emorragia!» 

Ammirativo: «Oh, insegna di gran profumeria!»

Lirico: «È una conca? Siete un genio del mare?»

Semplice: «Il monumento si potrà visitare?»

Rispettoso: « Soffrite vi si ossequii, messere:
questo si che vuol dire qualcosa al sole avere!»

Rustico: «Ohé, corbezzole! Dàgli, dàgli al nasino!
E un cavolo gigante o un popon piccolino?»

Militare: - «Puntate contro cavalleria!»

Pratico: «Lo vorreste mettere in lotteria? »

Ma non viviamo più in una società che ha tutto questo tempo a disposizione.

Mi servirebbe qualcosa di pratico, icastico, semplice, corto ed efficace. Invece rimango sempre muto e mi sento umiliato.

Mi succede così da sempre.

Anche vent'anni fa quando, a un corso di aggiornamento per insegnanti di scuola media da me tenuto, una professoressa, amichevolmente, mentre io discettavo sul fatto che una diretta di una partita di calcio non è come vedere la partita allo stadio perché in tv la telecamera sceglie per noi cosa possiamo vedere mentre volendo allo stadio posso stare tutto il tempo a guardare il guardalinee, lei commentò  beh ognuno preferisce quello che vuole e io serio, zitto, muto, basito, imbarazzato, impermalosito, imbalsamato, pietrificato, ferreo, rigido, con un manico di scopa nel sedere che nemmeno nei porno, come mi avesse detto brutto frocio che parli a fare che di calcio non ci capisci un cazzo, che probabilmente, tranne la parola cazzo, era quello che la voce di mia madre mi stava sussurrando all'orecchio dell'inconscio rimasi in silenzio e non le risposi.

Ecco, di solito, molti e molte di noi, quando viviamo situazioni come queste, dopo, quando ci ripensiamo, ci viene sempre qualcosa in mente da dire.

Ci viene in mente sempre dopo, quando siamo usciti dalla stanza, dalla casa, quando stiamo scendendo le scale, solo allora ci viene in mente la risposta perfetta, tant'è che in francese c'è un'espressione meravigliosa, lo spirito delle scale, che si riferisce proprio al fatto che la risposta giusta ci viene sempre in mente dopo, quando è troppo tardi per dirla.

Il mio guaio e che in me l'esprit dell'escalier non c'è!

Nemmeno adesso che scrivo mi viene in mente qualcosa da dire in nessuna delle situazioni che ho riportato.

Continuo a rimanere muto anche dopo, perché quella rabbia di cui parla Maurane nella canzone la bonomia delle persone grosse è rabbia tenuta sottopelle io non ce l'ho.

Provo pena.

Pena per quelle persone che si sentono in diritto di fare un commento non amichevole o proprio ostile, pena perché pensano di potersi permettere quella confidenza.

Ho sempre pensato che il mio silenzio tradisse vigliaccheria e pavidità, che, in fondo in fondo, quel che mi andavano dicendo lo pensavo anche io e che il mio silenzio lo riconoscesse.

Ma potrebbe anche essere qualcos'altro.

Una mia reazione snob a una forma di confidenza non richiesta, non concessa, non sollecitata.

Per cui invece di dare una risposta nel merito, che vorrebbe dire prendere in considerazione quel che mi dicono, la risposta che potrei dare in tutti questi casi è:

Ci conosciamo? E allora cosa le fa pensare che mi interessi anche minimamente quello che pensa?

La devo provare la prossima volta che commentano la mia obesità, o qualunque altra cosa.

Naturalmente adesso che ho la risposta pronta, non mi capiterà più...

Certo questa risposta non vale nel caso della professoressa, sia perché un poco ci conoscevamo sia perché essendo lavoro non era il caso dare una rispostaccia.

Lì avrei potuto rispondere: beh certi guardialinee sono proprio carini!!!  

Non è che non ho l'esprit dell'escalier, è solamente molto pigro, come me, e arriva vent'anni dopo!

Rimane l'incidente dell'uovo.

Lì il silenzio si addice.

Come nel meccanismo del campanello di Da Vinci...

  

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