Come sull'astronave Hydra
No, non ci ho mai vissuto, in una casa con tutte queste caratteristiche, ma per anni, dopo essermi trasferito a Montagnola, dopo aver abbandonato la casa di Monteverde in cui sono cresciuto, mi sono sognato che tornavo a visitarla e la trovavo fatiscente, abbandonata, con i calcinacci per terra, le pareti piene di buchi, il letto pieno di polvere, non più una casa ma i resti di quella che era stata una casa.
Adesso, grazie a Giamburrasca che lo ha voluto, vivo in una casa senza cucina e senza camera da pranzo.
Non ho i fuochi per prepararmi cibo caldo e non ho il lavello per lavare gli utensili adoperati per preparare quel pasto.
Non ho un tavolo sul quale consumare quel pasto e nemmeno un piano di lavoro dove prepararlo prima della cottura.
Non ho nemmeno un microonde, l'unica cosa calda che riesco a preparare è il caffè con la macchina per il caffè americano.
Non ho un frigorifero così non posso conservare yogurt, e devo comperarli due alla volta, né la confettura, che consumo in confezioni monouso, come in albergo.
Una casa scomoda, molesta, antipatica, ma anche ferita, sventrata, negletta, trascurata.
Una casa già morta, dove non ci sono più le persone con cui ci ho vissuto negli ultimi anni. Una casa abbandonata, dove sono rimasto solo.
Un'astronave evacuata con i sistemi fuori uso, che funziona grazie ai sistemi secondari, di emergenza. Che va come può.
Ecco, a 54 anni, mi ritrovo ancora a giocare, da solo, con Gastone, che è l'unico altro abitante dell'astronave in avaria oltre me, per cercare di dare un senso a una ferita inferta.
Sono a bordo dell'astronave Hydra, abbandonato a me stesso perché nessuno può permettersi il lusso di venirmi a salvare visto che l'intero pianeta Terra è in pericolo.
Lo spazio è vasto, è freddo, è misterioso. Ma è anche vuoto e solitario e ostile.
Mi chiudo in casa col chiavistello perché c'è gente che ha le chiavi (il servo ciccione e aggressivo, per esempio) e mi devo difendere.
Quando esco lascio l'astronave in balia degli elementi ...e del ciccione.
Presto me ne andrò e ricomporrò una casa solo mia tutta mia solamente per me, dopo 7 anni di convivenze, più o meno forzate, meno o più subite, dopo anni di amori vissuti, subiti, spiati, vegliati da solo nel sonno, e poi dimenticati, cancellati, rinnegati, passati, scaduti, esauriti.
Un mese ancora e sarò nella nuova astronave, bianca, grande, accogliente, autonoma, mia.
Un mese, un mese ancora e poi questo scempio, questo continua testimonianza di un'offesa ricevuta sarà un ricordo del passato, archiviato, obliterato, dimenticato.
Ancora un mese.
Un mese ancora.
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