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VAFFANCULO ACEA!!!


Finita la storia con Daniele avevo quarant'anni.
Temevo di cadere a pezzi, dopo la fine di quello che, a tutti gli effetti, è stato il mio matrimonio.
Tirai avanti grazie al lavoro, alla scuola, e poi piano piano ripresi quelle abitudini che avevo interrotte quando la storia con Daniele si era ufficializzata sette anni prima.

Sostituii le dark con la comodità delle chat su internet.
Così di ritorno dal pranzo di matrimonio della mia amica Crisilde, all'incirca un paio di mesi  dopo la fine della mia storia con Daniele, che era stato invitato al matrimonio e vederlo lì, per la prima volta dopo che se ne era andato di casa, della vita del quale non sapevo più nulla,  estraneo e non più  mio compagno e marito, aveva cambiato per sempre la mia percezione della realtà, tornai in casa agitato e insofferente.

Fu questa smania interiore che mi fece rispondere alla proposta di ragazzo che chiedeva chi era interessato a un incontro subito sulla chat interna di Fastweb. Mi dà appuntamento a un km circa da casa mia, nel garage, dopo avere visto una foto che mi aveva mandata che sembrava troppo bella per essere vera.
Invece il ragazzo che mi aspetta davanti al portone di casa, nervoso e impaziente, era proprio quello della foto e forse ancora più sexy.

Mi conduce al box auto dei suoi genitori, nel quale ci chiudiamo dentro con molto nervosismo suo.
Il ragazzo è fidanzato con ragazza e ogni tanto non disdegna incontri avventurosi con esemplari del suo stesso sesso.
Stavolta la sua smania è ricaduta su di me.
Io sono più prodigo di domande che di attenzioni sessuali, però mi dedico alle sue voglie  come so fare e lo  soffiolavoro volentieri.
Lui si lascia fare e poi, dopo mezzora che mi dedico a lui, prima di concludere, mi chiede all'improvviso e tu?, mi cala i pantaloni e si prodiga su di me.
Io, che per far prima non mi sono nemmeno fatto la doccia, rimango rigido e lui deve pensare che l'idea di essere soffiolavorato non mi piaccia.
Per fortuna la reazione del mio corpo dimostra tutt'altro.
Dopo aver concluso ed esserci puliti con dei fazzoletti di emergenza, tra scatole piene di vecchi vestiti, giochi da tavolo, sci e utensili vari, siamo quasi pronti a emergere dal box, quando sentiamo il rumore di una macchina. Attendiamo che la macchina entri nel proprio box. Poi attendiamo che i passi del proprietario, o della proprietaria,  si allontanino, invano.
Sembra infatti che lo sconosciuto o la sconosciuta, si attardi davanti al box in cui siamo, passeggiando avanti e indietro.
Lui, colto dal panico, vuole spegnere la luce, ma gli spiego che farlo in quel momento desterebbe ulteriori sospetti invece di fare desistere la sua curiosità.
Passano i minuti.
Presi da una fobia irrazionale iniziamo a parlare sottovoce, a gesticolare pur di non fare rumore, finché dopo circa un quarto d'ora decidiamo di uscire allo scoperto. Dopo tutto qualunque sia il motivo per cui ci siamo chiusi nel box non sono certo affari suoi.
Sollevata la saracinesca del box però davanti  non troviamo nessuno!!! Quelli che ci sembravano passi si rivelano essere il rumore delle condutture.

Ancora più innervositi per la reazione avuta ci salutiamo di fretta e furia.
Lui, perché inventarmi un nome quando è chiaro che non me lo ricordo?, mi indica una strada alternativa per uscire dal garage, non vuole che esca dal portone, non vuole che sia veduto.
A me basta andarmene, una strada vale l'altra.
L'uscita è in salita e al mio corpicione che era già obeso, eh come erano lontani i tempi della checchina magra e ciuffuta, basta un attimo per essere colto dal fiatone.
Mi ritrovo sulla via Laurentina, quasi ottocento metri più in là di dove ero entrato all'andata. E' un bel pezzo per tornare a casa.
Mi incammino sulla Colombo, e quella sensazione di essere spiato, in quel tratto di Colombo solitario e male illuminato mi attanaglia più di quando ero in compagnia.
Affretto il passo come posso, quando, all'improvviso, mi turbo. Le luci della strada infatti sembrano oscillare, ora più forti ora meno forti. Penso a un mio disturbo e mi spavento.
Invece di perdere la ragione del tutto cerco una verifica. Mi concentro sulle luci delle automobili, se anche quelle oscillano sono io altrimenti si tratta dell'acea.
Le luci delle automobili sono regolarissime.
VAFFANCULO ACEA!!!
Mi affretto a casa ancora più velocemente, e, una volta dentro casa,  sento il bisogno di chiudermi a chiave, accendere tutte le luci e mettere su della musica.

Solo dopo essermi preso un caffè mi rilasso e ripenso a quell'incontro piacevole, alla sua bocca sul mio sesso, calda e inattesa, alla sua parlata particolare, quasi con la zeppa ma non proprio, e rivedo l'album di foto che ha condiviso.
Saranno una ventina di foto, che ancora conservo, nelle quali è in viaggio in medio oriente con una sua amica, nelle quali appare col turbante nel deserto, in camera d'albergo a farsi la doccia seminudo.

Ci scriviamo ancora un paio di volte ma non ci rivedremo più.

Non penso stavolta che sono stato io a deluderlo.

Come ogni ragazzo bisex represso il suo desiderio per i ragazzi esplode un paio di volte l'anno e tra una volta e l'altra ci sono lunghe camere di compensazione e di compressione.

Questo incontro segna l'inizio di un lungo periodo di ricerca, rimorchi, incontri e sesso libero che durerà all'incirca quattro anni fino all'arrivo di Silvio nella mia vita e in casa mia.

Sono tante storie tutte diverse e tutte uguali, materiale sufficiente per un libro, quasi per un romanzo.

Ho già iniziato a parlarvene...

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