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Le scorregge


In casa abbiamo sempre avuto la scorreggia libera.
Almeno, nonna non aveva inibizioni e scorreggiava dove e quando ne aveva bisogno. 
Mamma era più discreta, ma qualche volta anche lei le faceva in nostra presenza.
Una volta ne fece una mentre era in cucina, dando di spalle alla porta, proprio mentre io e Andrea passavamo. Quando se ne accorse fece un piccolo sussulto con le spalle che fu il suo modo di dire ops, oppure, scusate.
Delle scorregge di nonna ricordo il rumore e non l'odore.
Una sera di pasqua, sarà stato il 75, eravamo ospiti, dea solo sa perché, dalla suocera di zia Zizzi, che aveva una bella casa con un lunghissimo corridoio, ai Parioli.
Quando andammo a dormire, per tutto il tempo in cui attraversammo il corridoio nonna fece una lunga ininterrotta, interminabile scorreggia.
Mia madre la rimproverò dicendole un mamma un po' rassegnato ma non meno polemico.
Nonna era divertita dalla sua stessa scorreggia, io ero giusto dietro di lei eppure non ricordo l'odore, solo il rumore, sordo, sfacciato, ilare.

Silvia, da bambina, era per il rutto libero. Una volta, a tavola, mentre era arrampicata sulla seggiola per sovrastare il tavolo e vedere e farsi vedere, disse, rallegrata, tutta contenta, devo fare un rutto e si palpeggiò lo stomaco per favorirne la fuoriuscita
Ma non accadde nulla.
Qualche secondo dopo si rallegrò di nuovo e disse Devo fare una scureggia (così le chiamavamo a casa) e si palpò la pancia per favorirne la fuoriscita. ...e ruttò.
Un bel rutto pieno e profondo. Io, nonna e mamma scoppiamo a ridere, e Silvia con noi.   

Nonostante questa libertà io sono sempre stato schivo con le scorregge, mie e altrui. 
E' un argomento che ancora adesso mi crea imbarazzi anche se molto meno che a dieci, venti o trent'anni.

Non ho mai ritenuto possibile poter fare una scorreggia davanti agli amici, la sola idea mi faceva sprofondare dalla vergogna al centro della terra, là dove sta il Lucifero dantesco con le tre bocche nelle quali finivo io, in tutt'e tre!!! 

Frances fu la prima persona con la quale trovammo una via d'uscita per le scorregge. Le faceva, andando nella stanza accanto; andava bene sentire il rumore ma non l'odore. Io avrei potuto ma non osai mai.

Tra amici so, per fortuna non direttamente, che la scorreggia libera è molto considerata, per me è l'invasione importuna, senza alcuna giustificazione, della mia sfera più intima e privata. 

Non so spiegare il perché. Posso solo dire che è un imbarazzo comune alla deiezione.
Ancora oggi se sto al bagno e in casa ci sono altre persone, non riesco a liberarmi di corpo spontaneamente ma cerco sempre di controllare i rumori. 
E oggi mi sono emancipato molto.
Fino ai 15 anni era per me impossibile andare di corpo in un bagno che non fosse quello di casa. I primi giorni di una vacanza in albergo o a casa di qualcuno io non riuscivo ad andare di corpo anche per tre giorni. Non è che non ci provassi. E' che non usciva niente!

Ricordo lo shock quando Pasquale riuscì ad andare di corpo tranquillamente davanti a me, in albergo, a Torino, per il cinema giovani. 
All'epoca pensavo fossi sconvolto dall'atto in sé, oggi credo che molto dipendeva dallo shock nel vedere fare cose che a me risultavano impossibili.
Come se, cacando davanti a me, Pasquale mi stesse in qualche modo domandando di fare lo stesso io con lui. 

Una volta una mia amica scorreggiò tranquillamente a letto, e all'espressione sconvolta della mia faccia, mi sorrise mentre mi tranquillizzava dicendo che attraverso le coperte la puzza non sarebbe passata.
Io ero sconvolto non certo per la puzza, ma per la  tranquillità con cui si lasciava andare alla scorreggia libera.

Io invece le trattengo sempre, ancora oggi, scatenando un meteorismo dirompente che libero solo dopo, quando sono solo. 

Non fraintendete. Nel  privato della mia solitudine scorreggiare mi dà un piacere immenso, più sono lunghe più sono soddisfacenti, ma devo essere da solo, non solo nella stanza, ma anche nella casa, almeno nei dintorni.

Ecco.

Ora che vi è chiara la ...cornice scorreggiale posso raccontarvi di quella volta che stavamo in camera da pranzo, e c'erano mia madre, mia nonna, Graziano e sua sorella Mariassunta.
Non ricordo più perché eravamo in camera da pranzo, ma eravamo lì.
Io ero in piedi vicino al lume della signora in giallo, che era acceso e gettava nella stanza le sue ombre giallo verdi. 
Quando all'improvviso mi scappa una scorreggia.
Rumorosa e non particolarmente puzzolente.
Per un secondo eterno e infinito trattengo il respiro dalla vergogna finché sento che non posso continuare a rimanere in silenzio, devo chiedere scusa, o scappare dalla stanza urlando, o piangere, o svenire, insomma, reagire in qualche modo.

Invece penso bene di scoppiare a ridere e scorreggiare ancora. E ancora.
Più rido e più scorreggio,  più scorreggio e più rido, mentre mia madre e Mariassunta mi guardano, serissime, basite, la bocca aperta, incredule di tutte le corregge che mi tenevo dentro e delle quali tra una risata a l'altra mi sto liberando,  a cascata, a scureggella, a non finire, scoppiettanti, rumorose, discrete e eppure udibili, sentendomi libero e accettato come non mi era mia successo prima,  
perché dopo la prima scorreggia il mondo non ha preso fuoco, la mano di dea non mi ha fulminato e il mondo ha continuato a respirare aria e non puzza.



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