Stefano
E poi finalmente sono andato ad Alba, a casa della madre di Mariù, ospiti dei fattori che ancora gestivano quel po' di vigna che le era rimasta dopo aver venduto negli anni tutto il resto.
Classica casa di campagna, ma vicina al paese, con diverse stanze, ma non troppe.
Siamo tutti e tutte servite e riverite da questi fattori e fattrici gentili e amorevoli.
Io dormo in camera con Mariù e Luciano, l'altra stanza è di Stefano, un amico di Mariù, che si accompagna con questo ragazzino biondo, bellissimo, che si chiama Stefano anche lui.
Lo so che bellissimo lo dico di tutti i ragazzi che mi piacciono.
Ma Stefano è bello davvero, sembra un modello biondo della Belami.
Io all'epoca ero magrina, checchina, abbastanza ignara del mio corpo, con un ciuffo ridicolo di capelli che cadeva sulla fronte, che mi ero fatto crescere, così, visto che nessuno mi prendeva sul serio, avevo la giustificazione: non sono io è il ciuffo.
C'è una foto che mi ha fatto Mariù, dove mi si vede conturbato dalla presenza di Stefano il quale, invece, sicuro di sé, lascia a me tutta la fatica di esplorare patemi e ...ormoni.
Alla prima occasione, appena rimaniamo soli, glielo prendo in bocca e veniamo subito sorpresi da Stefano l'altro, che poi, quando il giorno dopo piange singhiozzando davanti a tutti, mi fa sentire di merda.
Mariù però mi spiega che non piange per Stefano e che tutto non gira intorno a me.
Io sono attratto da quel ragazzo in una maniera irrazionale e non mi importa se Stefano mi sta usando per sottrarsi alla storia con Stefano l'altro, come sospetto. Non mi viene in mente di chiedere. Sono sicuro che io non possa davvero piacergli.
Essendo sicuro di essere brutto e indesiderabile quando un ragazzo si mostra non dico disponibile ma non schifato per me è già un miracolo. La mia esistenza è tutta lì, in quelle briciole di sesso che devo farmi bastare anche come amore.
Per questo vorrei che questi ragazzi mi amassero di un amore immenso anche quando pensano di darmi solo sesso. Penso di poter esistere solo così, con un po' di sesso e senza amore. Beh sempre meglio dell'amore senza sesso...
Per quanto strano fosse a Stefano piacevo abbastanza perché dormissimo insieme, in camera con Mariù e Luciano.
Stefano è timido e per baciarmi ci copre con il lenzuolo. Io pure vorrei godermi quella privacy, ma temo troppo il giudizio di Mariù e ci scopro dal lenzuolo.
Stefano ricopre e io riscopro, andiamo avanti così per un po' finché Luciano, commentando ad alta voce, dice, va beh ho capito, meglio spegnere la luce.
Avevo la coda di paglia con Mariù anche perché quando le avevo detto che Stefano l'altro ci aveva sorpresi le avevo omesso quello che stavamo facendo davvero.
Quando poi le dirò la verità, dopo che Stefano l'altro pianse, lei mi chiese perché le avevo mentito e io in un impeto di sincerità le avevo confessato che non le avevo detto del pompino perché lei mi criticava che io fossi così propenso a farli visto che per lei era una cosa intima, da non fare proprio con tutti.
Dinanzi tanta mia improvvisa sincerità era rimasta in silenzio.
Con Frances mi sentivo libero di dire tutto quello che provavo, anche se questo tradiva dei miei giudizi su di lei mentre con Mariù questa libertà non riuscivo a prendermela con la stessa spontaneità.
Sarà perché le rare volte in cui me la sono presa lei ha sempre reagito arrabbiandosi o chiudendosi in un mutismo che a me metteva ancora più ansia.
Ero io che mi sentivo usato quando facevo sesso orale e non cercavo mai di riceverlo, ero io che con Stefano avevo subito pensato alla fellatio senza pensare nemmeno di baciarlo (lo farà lui, a letto, la sera stessa) senza nemmeno informarmi di chi fosse e che vita avesse.
Ho sempre pensato che ai bei ragazzi potevo solo rubare qualche momento di sesso e poi ci rimanevo male quando loro non mi offrivano altro quando ero proprio io a mostrarmi disinteressato a quell'altro.
Quella notte, subito dopo avere bevuto l'orgasmo di Stefano, lui mi sussurra all'orecchio che si dispiace che vada sprecato tutto quel seme che potrebbe far nascere dei bambini.
Fu una cosa bizzarra da sentire allora come lo è scriverla adesso.
Chissà perché menzionai questo commento, qualche mese dopo, a Frances e Fernando, che mi avevano inviato a casa loro organizzandomi una cena di compleanno fantastica per i miei 21 anni, un traguardo importante, erano la maggiore età di una volta.
Per Frenando si trattava di too much of informations Frances invece mi disse di pensare che Stefano si era aperto con me e mi aveva detto una cosa che evidentemente per lui era importante. Che non dovevo pensare alla stranezza della cosa ma all'intimità di quello che mi aveva detto.
La foto che Mariù ha scattato l'ha presa la mattina dopo, subito dopo colazione, mentre stavano chiacchierando tutti e tutte insieme davanti l'ennesimo caffè e una cannettina, in pieno Mariu's Style, che Stefano aveva rifiutato smarrito e confuso.
Noi ci tenevamo per mano, ci sbaciucchiavamo, sprizzavamo cuoricini da tutti i pori.
Naturalmente finito il weekend Stefano torna a Torino, dove abitava, accompagnato da Stefano l'altro, che era di Milano.
Era perché Stefano l'altro è morto alla fine degli anni novanta...
Se ne ripartono insieme come sono arrivati e la cosa mi sorprese. Al posto di Stefano l'altro io non avrei saputo prenderla così bene.
Allora è vero che non aveva pianto a causa mia.
Io e Stefano ci salutiamo dandoci appuntamento per il fine settimana successivo, chez lui.
Ai suoi mi presenterà come un suo amico attore di Roma che è venuto a fare un pomp... ehm un provino.
Io penso che se invece di presentarmi davanti casa sua mi presento davanti scuola gli faccio una sorpresa romantica così prendo il treno prima.
Sul vagone dove sono salito non ci sono scompartimenti liberi e entrambi i passaggi con gli altri vagoni sono chiusi così non mi resta che sistemarmi nel corridoio, per terra, perché quando ho provato a cambiare vagone aprendo lo sportello il capotreno mi ha intimato di chiudere perché il treno sta partendo.
Rimango una mezzora seduto per terra, imbronciato per essere intrappolato in quel vagone inospitale quando il capotreno, passando, apre entrambi gli sportelli intercomunicanti e posso cercare un posto negli scompartimenti del vagone successivo.
Mi sistemo in uno scompartimento vuoto così posso dormire di traverso occupando tutti e tre i sedili.
Il treno è partito alle 22 e 56 dalla stazione di Ostiense, arriverò a Settimo Torinese alle 10.00 del giorno dopo. Così devo aspettare Stefano per quasi tre ore prima di presentarmi davanti la sua scuola, che sono riuscito a individuare non ricordo più come.
All'epoca, siamo nel 1986, non esistevano pc e navigatori, mi chiedo come abbia fatto a barcamenarmi tra strada di scuola e strada di casa sua a Settimo Torinese, io dal senso dell'orientamento inesistente... Lo ignoro completamente.
Trascorro quelle ore seduto al tavolino di un bar, incapace di fare altro che non sia aspettare lui, come un cane lasciato fuori dal supermercato che aspetta il suo padrone.
Non riesco nemmeno a sentire la musica dal mio walkman perché mi vergono a farlo dentro il bar.
Quando Stefano mi vede all'uscita di scuola si meraviglia e si irrita un po'.
All'epoca ci rimasi malissimo (allora non mi ama), oggi mi rendo conto di essere stato invadente e di non avere preso in considerazione i suoi compagni di classe (tutti ragazzi, andava in una scuola a professionale) coi quali evidentemente non aveva fatto coming out costringendolo a dover spiegare la mia presenza...
Salgo sull'autobus con Stefano e i suoi compagni che mi guardano con faccia perplessa (ma chi è questa?)...
A casa sua Stefano, che è figlio unico, dopo avermi presentato ai suoi, mi trascina subito nella sua stanza e me lo mette subito in bocca.
A me la cosa non dispiace ma forse avrei preferito che mi avesse baciato o mi avesse chiesto come era andato il viaggio, se ero stanco, se volevo farmi una doccia.
Oppure dirmi come aveva preso la mia sorpresa invadente.
Invece Stefano mi propone solamente sesso.
Io non dico di no, non mi lamento per cui lo incoraggio.
Stefano non si limita a farselo succhiare, cosa che gli piace da morire, tanto che appena siamo soli lo scopro perennemente pronto.
Con me fa anche sesso insertivo che devo dire ci riesce molto bene, senza i miei classici problemi del metti, spingi, tira, leva.
E' evidente che se mi sanno mettere a mio agio poi possono mettermi qualsiasi altra cosa, quando mi rilasso mi rilasso anche lì.
Il pomeriggio, dopo pranzo, contribuisco anche io al ménage familiare e, no, non lavo i piatti con sua madre, ma assemblo penne a scatto come il resto della famiglia, padre compreso.
Siamo lì a infilare refill, posizionando molla e meccanismo di scatto, e avvitando poi la penna così costituita.
Dopo un paio d'ore Stefano mi trascina in camera sua, sapete per fare che.
La notte dormiamo poco e niente.
Io ogni tanto cerco un contatto fisico che non sia sessuale me quando avvicino una mia mano aspettandomi di ricevere quella sua Stefano me la riempie col suo cazzo.
Io di questa sua eccitazione esuberante mi sento umiliato, sento di essere il suo pompinaro e non il ragazzo che ha conosciuto una settimana prima.
Naturalmente sono il suo pompinaro e non sono certo il suo ragazzo ma mentre di questo oggi sarei contento e felice quando troverei ridicolo pensarmi il suo fidanzato all'epoca il sesso senza amore mi faceva sentire svilito.
Naturalmente mi vedo bene dal dire qualsiasi cosa, anche perché con la bocca piena è difficile parlare...
In un mio diario dell'epoca ho scritto che quella prima notte Arturo ha sputato tre volte.
Sì, abbiamo dato un nome al suo cazzo, è grosso abbastanza da meritarselo un nome, e, sì il nostro gergo infantile significa esattamente quello che sembra.
D'altronde siamo ragazzini io ho ancora vent'anni Stefano diciotto.
Io trovo Stefano davvero troppo bello per me per cui prima ancora che succeda mi aspetto che lui si stanchi presto di me.
La sconfitta è la mia vocazione.
Il mio pegno d'amore più vero, perché se non soffri non è amore, isn't it?
Il mio pegno d'amore più vero, perché se non soffri non è amore, isn't it?
D'altronde gli ho forse mai chiesto che non volevo Arturo ma tutto lui? Me lo sono mai davvero permesso, rischiando di sentirmi ridere in faccia (Io con te?! AHAHAHAHA).
Decido di prendere il treno il lunedì mattina, così da passare una seconda notte con lui.
Lui mi scopa tutta la notte, non vuole saperne di stare fuori di me.
Io non apprezzo più, mi sento strumento del suo piacere lui si deve accorgere di qualcosa perchè comincia a vantarsi e millanta anche scopate con ragazze (mi dice ogni tanto ne sento l'esigenza, come io potrei dirlo di una bistecca ai ferri).
Nella mia mente delusional (come si dice in italiano?!) un ragazzo bisex è un dio invincibile e io che sono solo un frocetto non posso certo pretendere che lasci le donne per me...
Se odio il patriarcato così ferocemente non è per una petizione di principio.
Quando arriva il momento di partire è la madre di stefano ad accompagnarmi alla stazione. Sul treno, durante il viaggio di ritorno, è tutto un profluvio di canzoni di amori finiti.
La mia colonna sonora sono Tall In the Saddle e Somebody Who Loves You di Joan Armatrading e Imagination di Carmen McRae che ascolto a raffica al walkman.
Ci sono partito con quelle canzoni.
Arrivo a Roma nel primo pomeriggio giusto in tempo per andare dritto alle prove di Tram Bus Stop lo spettacolo del laboratorio teatrale dell'istituto Tecnico Einaudi al quale partecipo perché ho chiesto a Roberto se, visto che da noi il laboratorio non si fa più, potevo frequentare quello di un altra scuola. Visto che sono bravo lui mi ha detto di sì. Non presenzio agli incontri preparatori mi aggiungo direttamente alle prove.Quando arrivo a scuola, dritto dalla stazione, con una mezzora di ritardo, ma Roberto lo sapeva, mentre saluto tutti e tutte e mi preparo per le prove gli mostro la foto che ritrae me e Stefano insieme, quella fatta da Mariù, che mi vede col ciuffo mosso e incredulo, da miracolato, quasi.
Roberto sorride di sottecchi pensando a quanta strada ho fatto rispetto a quattro anni prima, quando in classe esordii dicendo che ero venuto al laboratorio perché volevo raccogliere i cocci dopo la fine della storia con Andrea.
Laura, una delle ragazze del laboratorio, mi chiede se può guardare la foto anche lei io gliela faccio vedere com riluttanza, un po' imbarazzato.
All'epoca temevo che se dicevo a una ragazza che mi piacevano i ragazzi lei pensasse che allora non mi piacesse lei.
Cioè temevo che lo pensassero loro, mentre in realtà il pensiero era farina del mio sacco.
Tra l'altro Laura mi piaceva eccome, e, da checchina ciuffata qual ero, sentivo che non avevo il diritto di desiderarla, se non sapevo che farmene di lei sessualmente...
Capite che razza di testa patriarcale avevo?
Laura era alta, già donna, i capelli biondi lunghissimi, fino al sedere, due occhi verdi che ti guardavano sempre come se fossi la persona più importante del mondo. Quando vide che nella foto ero con un ragazzo Laura mi dice Che bello!! Non lo nascondere!!! Non nasconderlo mai.
A quello spettacolo mi verranno a vedere Frances con Fernando, suo figlio Stefano (un altro!) e il suo fidanzato Alfonso. Venero anche Mariù e Sandro, un altro degli amici del gruppo.
Quando Frances, dopo lo spettacolo, mi chiede se voglio andare a cena con loro le rispondo la verità che mi piacerebbe moltissimo ma sono già impegnato con Mariù.
Inutile dire che mia madre non venne.
Stefano lo rivedrò un mese dopo, era di passaggio a Roma, con l'altro Stefano, col quale la tresca era ripresa, o forse non era finita mai. Stefano lo aveva preso in macchina da Milano ed erano scesi insieme a Roma per Pasqua.
Gli proposi io di vederci lui non ne aveva alcuna intenzione, Mi spiegò che non sapeva a che ora poteva liberarsi, gli dissi che non importava, io sarei stato tutto il pomeriggio al Pantheon, poteva passare quando voleva.
Io frequentavo ancora il Pantheon anche se quella domenica pomeriggio non c'era nessuno dei soliti.
Così invece distare al pantheon a fare altri mi ritrovai da solo ad aspettarlo arrivare.
Gli avevo proposto di raggiungerlo da Mariù ma non aveva voluto.
Saperlo a casa di Mariù con Stefano mi faceva sentire umiliato.
Il fatto di aspettarlo lì senza avere un orario preciso mi sembrava una sua mancanza di rispetto.
Non mi resi conto che ero stato io a organizzare quel tipo di appuntamento.
In realtà non so nemmeno perché gli ho dato appuntamento.
Non avevo nulla da dirgli. Non provavo più desideri asessuale per lui. Volevo scoprire in lui un amore grande che non c'era mia stato.
Oggi sono sicuro che se avessi voluto avrei potuto avere ancora Arturo tutto per me, ma io volevo anche Stefano e non solamente quella sua parte del corpo.
Anche se avevo chiesto, e ottenuto, sempre e solo quella.
Quando arrivò io ero così spossato dell'attesa che non avevo nemmeno più desiderio di parargli, per dirgli cosa poi?
Non ero contento di vederlo?
Non potevo farmi raccontare come stava, chi vedeva, chi amava, come andavano le cose con Stefano l'altro?
Non riuscivo ad essergli amico perché pensavo che lui non lo fosse con me...
Ero proprio un disastro di checchina.
Lui mangiata la foglia si vanta del mio desiderio per lui, finge di non averne mai avuto per me, insomma fa il flusso ante litteram, io per permalosaggine non per orgoglio me ne vado senza salutarlo.
Non l'ho più visto.
Due anni dopo, quando sono a Torino per il Cinema Giovani, subito dopo che Susan era ripartita per New York, provai a cercarlo al telefono. Lasciai un messaggio dicendo che ero a Torino, ma Stefano non richiamò.
Mi fa male adesso riconoscere quanto fossi in errore allora, quanto prendessi tutto per sinistro verso, quanto fossi presuntuoso e assolutista e delusional (ma come si dice in italiano?!).
La realtà è che non mi capacitavo che uno bello come Stefano potesse scopare con uno brutto come me.
Sentivo che non era merito mio se loro si concedevano e che non c'era niente che io potessi fare per trattenerli e che se anche avessi saputo cosa fare non era bello trattenerli perché tutto era vero solamente se loro rimanevano per loro scelta.
E' più chiaro ora cosa vuol dire delusional?
Ne ho avuti diversi di ragazzi belli che, mio malgrado, mi volevano.
Ce n'è uno in corso anche adesso, ma stavolta so come comportarmi.
Nessuno degli altri è mai rimasto. Perché non c'era niente per rimanere.
E io invece ho sempre pensato dipendesse da me.
Eppure Mariù me lo aveva detto che non gira tutto intorno a me.
Avrei dovuto starla a sentire.
Commenti
Posta un commento