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Indovina io e chi? Le sere del Pantheon 7


Ale al Pantheon continua a non farsi vedere. Ormai è una settimana.
Nemmeno quello alto ne sa qualcosa. Non lo sente dalla sera che Patrick mi ha salutato.
Io sono anche andato a San Paolo a cercarlo alla bancarella, ma Alessandra mi ha detto che sono due giorni che la avverte all'ultimo che non viene a lavorare.

La terza volta che torno a San Paolo, della bancarella di Alessandra non c'è nemmeno traccia.
La pioggia aveva fatto desistere tutte le bancarelle ambulanti e io me ne resto da solo col mio desiderio irrazionale di vedere mio fratello, per dirgli cosa proprio non so.

Perché dopo essermi venuto in bocca non ti sei più fatto sentire?

Poi mentre comincia a piovere e sto quasi decidendo di prendere il 170 e tornarmene a casa vedo il macchinone di Alessandra che mi segnala con i fari. Ale cordiale mi fa sali, e solo mentre entro nell'abitacolo realizzo che dietro c'è Alessandro.

Lui sembra contento di vedermi, mi bacia, mi abbraccia, mi chiede come stai ? Sembra allegro, felice di parlarmi. Reagisce contento del nostro incontro come se fosse casuale, come se io non fossi lì apposta, come se non ci fosse nulla in sospeso tra di noi.
Io non so cosa mia aspettavo ma ho nel cuore un sentimento di morte incombente.
Perché non riesco a prendermi le sue feste ?
Perché temo, anzi sono sicuro, che in quella settimana di separazione non gli sono mancato come lui è mancato a me?
Ma perché ogni volta che scopo con un ragazzo che mi piace quella scopata non è mai l'inizio di una esplorazione per vedere se c'è un eventuale interesse ma è sempre la fine ogni ulteriore rapporto?
Sono così terribile a letto?
Si sono accorti di cose che non gli piacciono?
Quali cose?

Mi sembra che la vita di Ale non abbia bisogno di me per avere un senso e andare avanti.
La mia è ferma a quella sera in cui lo abbiamo fatto.

Prima di cercare una risposta che vorrei tanto fosse lui a darmi, spontaneamente, Ale mi dice, infantile come solo io so essere, indovina io e chi? 
Io ho già capito.
Si è messo con quell'Angelo di cui mi aveva tanto parlato.
Io annaspo, cerco di guadagnare tempo e faccio finta di non averne idea, lui ci rimane un po' male, poi, di nuovo assai felice, mi dice Angelo! 
E' una settimana che dormo da lui. Ci siamo visti la sera dopo che sono venuto a cena da te all'Angelo Azzurro e mi ha chiesto la sera stessa se volevo mettermi con lui.
Io vorrei chiedergli se Cecilia lo sa ma non riesco a essere così meschino. A che servirebbe?
Alessandra, che deve vedere la mia faccia distrutta, chiede ad Alessandro qualcosa di lavoro per fargli cambiare conversazione.
Poi sono già di nuovo in strada incurante della pioggia che più che una pioggia è una gnagnarella impalpabile.
Cammino stordito, preoccupato, delusissimo, pensando a come mai quei baci e quella sera di coccole e di amore non hanno avuto conseguenze per mio fratello.

Cosa ho io che non va?
Ale ha continuato a pensare ad Angelo e si è anche messo con lui.
Perché non ha voluto mettersi con me?
Perché anche dopo il sesso io e mio fratello siamo gli stessi di prima, due amici che si confidano e si dicono le cose?

Mentre mi faccio queste domande, con la disperazione nel cuore, attraverso la strada senza nemmeno guardare se è rosso oppure no.
Non mi sono venuti addosso né ci sono state frenate brusche, quindi doveva essere verde.

Non ce la faccio a tornare casa, ad affrontare mia madre e mia sorella.
Mi dirigo da Mariù, che non c'è.

Mi apre sua madre che mi chiede cosa ho e se voglio mangiare.
Ci mettiamo a chiacchierare mentre Ada mi prepara un panino. Quando Mariù arriva si sorprende di trovarmi lì. Non mi fa le feste come Alessandro.
Mi dice cos'hai? Sembri spento, opaco, mentre mi osserva di sottecchi.
Io mi sento morire e non ho nemmeno la forza di spiegarle quello che mi è successo. E poi Mariù non vuole che si parli di certe cose davanti sua madre.
Le raconto tutto più tardi davanti una cannettina e una delle sue cene fantastiche.

Passo alcuni giorni bivaccando a casa sua.
Più io sprofondo in una tristezza ima, più lei si fa insofferente.
Finché una sera mi porge uno dei suoi libri di latino e mi dice leggi. Mi indica un punto con il dito. Apprezzo che lei conosca quel testo così bene da non dovere cercare il pezzo da saperlo trovare così, d'emblée.

Guarda i giovenchi che sospesi al giogo
riportano gli aratri, e il sole calando raddoppia le ombre;
eppure l'amore mi brucia: come conoscere l'amore?
Ahi, Coridone, Coridone, quale follia ti prese?
Le tue viti sono potate a metà sull'olmo frondoso.
Piuttosto perché non ti prepari ad intrecciare qualcosa
di cui vi sia bisogno, con i vimini o con il molle giunco?

Troverai un altro Alessi, se questo ti disprezza. 

E' la seconda Ecloga di Virgilio.
Io dopo averla letta mi meraviglio che si parli di un amore non corrisposto tra due uomini. Nel Virgilio che ho fatto a scuola non ce n'è traccia.

Mariù, che mi legge dentro, mi dice bello vero? Non ti fa incazzare che a scuola non si faccia?
Lascia stare tuo fratello, prosegue, scegliti qualcuno che ti vuole bene.

Io mi sento riconosciuto nel mio dolore, che ne viene legittimato, non mi sento più una checchina sprovveduta.
Non mi vergogno più di non essere amato.
Non sono più così disperato da tenermi aggrappato al diniego che mi sembrava l'unica cosa concreta cui potessi aspirare, pena l'oblio.

Mi sento di nuovo legittimato a chiedere amore.
Se mio fratello non ne ha per me non significa che nel modo non ce ne sia, ma spetta a me guardarmi intorno.
Vorrei ringraziare Mariù ma è già uscita per andare a scuola.
Anche io dovrei andarci ma è quasi una settimana che non vado.

Sarò sempre grato a Mariù per quel suo gesto.

E anche per tante altre cose.

Spero di riuscire ancora a dirglielo a voce anche se ci siamo persi di vista, di nuovo.

Alessandro lo vedrò un paio di volte ancora al Pantheon.
La storia con Angelo non è andata bene.
Ale ne sembra distrutto.
So da quello alto che ha deciso di lasciare Roma e di tornarsene a Stia, dai suoi mi dice Ale

Io so che torna da Cecilia e sento che non c'è niente che possa fare per lui e che comunque devo pensare a me.

Tamara viene sempre di meno.
Quello alto praticamente non lo vediamo più.

Mi rimangono solamente Emanuela e Adriano.

Poi una sera di Aprile Adriano, che non vedrò più, lascia Emanuela che, travolta dal dolore dell'abbandono, scompare di punto in bianco senza farsi mai trovare al telefono.
Quei mesi di condivisione quotidiana, di avventure, di sigarette, di freddo, di pochi soldi e di pioggia finiscono così, all'improvviso, come sono cominciati.

Emanuela la incontrerò circa un anno dopo, in un bar, completamente ubriaca, una sera che io sono in compagnia di Frances.
Si avvicina lei e, sotto i fumi dell'alcool, mi chiede scusa per avermi chiuso fuori ma le ricordavo troppo Adriano. Spera che non la odi troppo... Poi se ne torna dal suo gruppo di amici, froci.

Who is? mi chiede Frances. Io che penso ad Adriano, a lei e agli altri amici del Pantheon le dico soprappensiero Emanuela. 
- Who? 
- The Ugly Girl ripeto, infastidito dal mio errore.
- She's not that ugly. 
- You called her like that. 
- She was evidently. But she's not anymore.

Mi chiedo se è l'amore non ricambiato a farci apparire brutti.
Sicuramente ci fa sentire tali.

Di una cosa sono certo. Io non odio Emanuela. Non odio mai quelli o quelle che mi trattano male.
Continuo a sentirmi male ogni volta che li o le vedo. E ogni volta che ci penso, anche.

Emanuela non la rivedrò mai più.

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