I'm still here!
Sono a Parigi, a casa di Paolo Flusso.
Sono arrivato da qualche giorno, e ieri lo abbiamo fatto.
Niente di troppo eccezionale, ma quel tanto che basta per dare la giusta credibilità alla posizione in cui sono adesso.
Sdraiato sul divano, la mia testa nel grembo di Paolo.
Io mi sento bene come non mi succedeva non ricordo più da quanto tempo.
Sto condividendo questa mia nuova felicità col Flusso che sembra soddisfatto come la mia felicità dipenda da lui.
A me sembra per la prima volta dopo tanto tempo di non vivere più in un eterno presente, sempre uguale a se stesso.
Un tempo senza avvenire, senza possibilità di cambiamento, come se tutte le mie possibilità appartenenti al passato, siano già state consumante, sciupate, sprecate, finite, passate, morte e spente.
Paolo ha un'evidente erezione ma non mi permette di saggiarla.
Io non penso al sesso, vorrei solamente constatarne la possanza con le mani, riconoscergli il vigore sessuale dei suoi 20 anni.
Gli spiego che non ho intenzioni sessuali ma lui mi risponde che una volta che gliel'ho preso in mano poi lui non si può più fermare.
Come Flusso mi sembra alquanto singhiozzante e discontinuo ma la coerenza di Paolo è commisurata al suo narcisismo.
Io ancora non me ne avvedo così commetto l'errore di accrescere ancora di più la sua aura narcisista dicendogli che credo propio che lui mi abbia svegliato da un torpore mortale che mi aveva fatto finire in una tomba dalla quale non sapevo più come uscire.
Sei tu che hai aperto la bara e mi hai detto Ale apri quegli occhi lo so che sei vivo là dentro. Smettila di fingerti morto. Esci e guardati intorno. E così io ho fatto e ho visto te.
E mentre enfatizzo la parola te, maneggio di nuovo la sua erezione, imperterrita, ma Paolo mi distoglie la mano con un Ale di rimprovero.
Mentre lo dipingo come mio flusso-salvatore ci scappa qualche bacio, non di quelli a lingua di ferro, ma in punta di labbra, però umide e dischiuse.
Io sono davvero in estasi e mi lascio scappare che quando sarà, vorrò morire tra le sue braccia.
Lui mi promette solennemente che sarà onorato di esserci.
Lascio a voi il compito di valutare circostanze e opportunità di questo mio indulgere sentimentale col Flusso, quel che mi preme sottolineare adesso è la narrativa che ho usato per spiegarmi questo ammanco di futuro in cui vivevo.
Da quando ho cominciato a perdere lentamente tutti i miei ingaggi nelle scuole, mi dicevo, ho dovuto ridimensionare esigenze e possibilità di spesa, rinchiudendomi dentro uno spazio casalingo sempre più stretto e asfittico che ha presto raggiunto le dimensioni e assunto le apparenze del tumulo funebre.
Mi sono spiegato così la percezione di un eterno presente che non poteva beneficiare della speranza di nessun futuro come effetto collaterale di una rinuncia stillicida iniziata anni prima, dal primo lavoro perso, dalla prima spesa ridotta, dal primo budget rivisto.
Una rinuncia continua che mi ha portato a pensare che non ci potesse essere più alcun cambiamento e quindi nessun futuro.
Come Kirk risponde a un adirato padre di Spock che lo va a trovare a casa accusandolo di aver negato a suo figlio ogni futuro I saw no future.
Il futuro del Flusso è stato un miraggio di futuro, passeggero, effimero e mendace.
Il post Flusso si è rivelato ancora più doloroso e distruttivo.
Da qualche mese ho una risposta completamente diversa a disposizione, una risposta che non ho visto finché non le ho dato forma narrativa. Finché non ho iniziato a scrivere questi post che voi leggiucchiate controvoglia.
La nuova narrativa richiede un completo smarcare di punto di vista.
Uno spostamento mentale cospicuo rimanendo sempre nelle coordinate della mia esistenza ma guardando in essa e da essa da un altrove che in tutti questi anni non avevo visto arrivare.
Non dico che questa narrativa sia migliore o più vera di quella che il cazzo duro di Paolo mi suggerì quella mattina a Parigi, no.
D'altronde nessuna narrativa è vera, strettamente parlando.
La vita ci capita senza narrazioni, quelle le approntiamo noi, dopo, per dare un senso anche se la vita un senso non ce l'ha.
Pensateci un po': e se la mancanza di futuro fosse stata legata alla data dei fatidici 54 anni? Come se oltre quell'età mammesca, mammina, mammona, non potesse esserci nulla?
Se fossimo in un brutto film di fantascienza tutto quello che mi è accaduto dopo la morte repentina, precoce e dunque innaturale di mia madre, potrebbe svanire quando io superati i 54 anni di età, non muoio e ritorno vergine delle esperienze post obitum matris ricominciando da 25 come quando mamma morì.
Adesso come allora mi muovo a vista dentro una vita diversa che non riconosco ma vorrei almeno conoscere.
Una vita da vivere e da godere come allora non ho potuto fare perché dopo il big bang della morte di mia madre ero stordito e sordo e non mi rendevo nemmeno conto di averla una vita.
Come quel fiorentino che si approntava a scrivere una vita nova anche io mi accingo a muovermi dentro una vita nuova la cui nuova prospettiva narrativa mi dà davvero la forza di andare avanti perché nonostante tutto, I'm still Here.
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