Attenzione, work in Progress!
Rileggete i post che avete già letto. Li potreste trovare modificati.

Visualizzazioni totali

Ferragosto 1985


Per Ferragosto io e Marco abbiamo deciso di andare a Formia a trovare il cugino che lavora in un locale gayfriendly.
Marco, che abita a Spinaceto, rimane a dormire a Roma.
Non a casa mia, nonostante sia libera, ma a casa di Mariù che è partita per la Spagna e mi ha lasciato le chiavi.
Marco è il primo gay che frequento e mi sarebbe piaciuto conoscerlo biblicamente.
Il sesso con lui sarebbe stata l'investitura a cavaliere novizio della frocitudine fatta da un altro frocio cavaliere.
Un'iniziazione tra maschi omosessuali.
Un po' di sano sesso.
Sono sempre stato ingordo.

Ma all'epoca non ho ancora gli strumenti che ho adesso e interpreto questa esigenza di sororoanza come cotta, flirt, innamoramento.

Marco si dà a gambe levate e il nostro legame  si costruisce proprio su questo desiderio riconosciuto ma non condiviso, non consumato.

Marco mi chiama cozza, io credevo per la mia bruttezza, invece lui alludeva certamente al mio accollarmi.

Gli strumenti mancanti che ovaje rotte però.

Infatti ero assai bello allora tanto che non mi sentivo brutto nemmeno io, ed era già un miracolo.

Forse dovrei dire che non mi sentivo e basta. Ma era giù qualcosa che non mi sentissi borzo.

Partiamo in treno a metà mattinata.
Dati i tempi dilatati di Ferragosto arriviamo a Formia all'ora di pranzo.
Andiamo direttamente al locale gayfriedly che è friendly davvero.
Il cugino di Marco, che è come io temevo di apparire, una checcha effeminata e leggermente sovrappeso, è un cameriere disastroso e approssimativo che però ci porta il doppio delle cose che ordiniamo.
Mario, il gestore del locale, è checca quando il cugino di Marco, solamente un po' più contenuta data l'età, sui primi quaranta, ben portati.
Anche lui sovrappeso.
Entrambi molto accoglienti ci fanno sentire le star del locale che è molto carino, su due piani, con una bella terrazza, calda nel pomeriggio, ma fresca e cosmopolita la sera.

Noi stazioniamo tutto il tempo sulla terrazza. Ci cambiamo, dandoci una lavata approssimativa, nel bagno del locale.
Siamo assistiti anche da un'amica del cugino di Marco, sua collega cameriera, una fag-hag insopportabilmente acida, che detesto cordialmente.
Veramente vorrei spaccarle la faccia ma me ne guardo bene.
Mario suona le cassette che ho portato per il mio walkman e quando va Vocalese dei Manhattan Transfer l'antipatica fa le feste come una cagnolino irritante.

Il tempo vola, e ci ritroviamo verso l'una, soli nella terrazza coi pochi avventori rimasti, ai quali  Mario e il cugino di Marco hanno fatto capire in tutti i modi di essere froci e noi con loro.

Quando arriva il tempo che il locale chiuda a Marco e a me non resta che tornare in stazione dove dovremo aspettare le cinque del mattino perché prima treni per Roma non ce ne sono.

Uno degli ultimi avventori, un giovane uomo nei sui trenta inoltrati si offre di farci dormire da lui.
Dice che la sera prima ha ospitato due hostess con le quali ha passato una notte di fuoco (come a dire sono etero non vi sto invitando per scopare) se vogliamo possiamo dormire nei letti dove hanno dormito loro.
Io e Marco ci spertichiamo in grazie così alle due di notte ci ritroviamo a casa di uno sconosciuto che è stato davvero gentile.

Io e Marco ci addormentiamo mano nella mano. Ma è una iniziativa mia che lui subisce con gentilezza, lo so.
L'indomani mattina ci svegliamo che il padrone di casa è già uscito lasciandoci un biglietto sulla caffettiera piena da mettere sul fuoco e qualche istruzione per la doccia e su come chiudere casa quando usciremo.

Ci raggiunge il cugino di Marco che non lavora perché il locale è chiuso, e ci porta a casa di qualcuno della quale gli hanno dato le chiavi per innaffiare le piante.

Ci rilassiamo, scappa qualche bacio, qualche tastata di pacco.
Qualche foto.

Andiamo al mare, ci facciamo altre foto, sul faro; Marco col suo costume bianco e sexy, mi concede  una foto ad altezza pacco con le  gambe divaricate, sa fare il provocante molto bene, quando vuole. Altro giro altra foto io che cerco di sfilare il costume del cugino di Marco coi denti.

Poi a suo cugino e a me viene in mente di fare sesso con Marco.
Ci parla suo cugino e lo convince!
Marco però acconsente di farlo al mare, nella macchia mediterranea, sorta di cattedrale locale che non vedrò mai.
Per raggiungere la spiaggia dobbiamo andare in motorino. Quindi dovremo fare due viaggi.
Il cugino parte prima con Marco, ma quando  torna per prendere me scivola col motorino e si fa una brutta escoriazione sulla gamba sinistra.
Un po' frignone si spaventa e piange.
Fine della scopata.

Torniamo a Roma che il sole inizia a tramontare.
Abbiamo passato due giorni assurdi ma bellissimi.
Alle porte di Roma mi assale la solitudine se penso che tornerò a casa e non ci troverò nessuno.
Non deve essere per forza Marco, ma qualcuno.
Un compagno di giochi. Un compagno di letto.  Magari tutt'e due.

Invece niente.

Sarei potuto andare a dormire da Mariù, a un cinema, in giro per locali. A fare una passeggiata in centro.
Ma questo avrebbe significato accettare la solitudine in cui versavo ed affrontarla.
Era più facile rimanere a casa a sentire musica e leggere, fuggendo ed evitando my life in pain.

Che spreco.

Commenti