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Cammela


Quando c'è bisogno di aprire tappi, coperchi e quant'altro che non vogliono saperne di cedere ai tuoi sforzi nonna Rosa invocava Carmela. Beh, veramente lei diceva Cammela, più per una sua propensione atavica a storpiare nomi che per retaggio dialettale.

Loredana, la moglie di nostro cugino Antonio, il figlio di Zia Maria, per lei era Luridana, la signora Pompili la più plebea signora Piombini, Spazio 1999 un più comodo Spazio 84, il Lysoform Lusoformio (che io, nipotino dodicenne, intendevo come l'usoformio), l'alchermes, il rosso liquore per imbibire i dolci, diventava il più esotico Alchemisi però su Cammela non c'erano errori era la versione sicula di Carmela.
Carmela doveva essere una delle varie componenti del personale quando mia madre mia nonna e tutta la ginecrazia, vivevano in Libia, a Tripoli, allora suolo italico, in una villa con 12 stanze, scimmie, cavalli, e servitù del luogo, tra le quali le tanto amate (e rimpiante) Escia e Manfìa (chissà l'esatta grafia dei nomi...).
Carmela doveva essere la serva italiana,  quella di cui ti fidi ciecamente, portata in Africa da quel di Sicilia.
Un donnone corpulento con lunghe vesti un po' lise e mai del tutto linde, dalla forza non indifferente, se riusciva sempre al primo tentativo ad aprire barattoli recidivi ed estrarre tappi inamovibili, a dimostrazione che l'uomo non serve nemmeno per mere questioni di forza bruta.

Una femminista ante litteram, una forza della natura, ... in una parola Cammela!

Morta nonna non pensai più a Carmela, la serva in carne ossa e muscoli e continuavo a evocarla quando c'era bisogno di forza per aprire i barattoli (per mio vezzo lo avevo italianizzato, solamente nonna poteva dire ci vorrebbe Cammela) .

Poi, un giorno, mentre studiavo storia italiana incappai  nella descrizione di un  pugile campione mondiale dei pesi massimi nel 33-34, che aveva fatto sognare tanti italiani e tante italiane: Primo Carnera.

Mai epifania fu più rapida e radicale, nonna avrebbe detto subitanea. Cammela era un uomo!

Corpulento e forzuto ma uomo...

In una frazione di secondo mi vennero in mente tutti i nomi storpiati da nonna, e non mi capacitai di come per Cammela mi fossi fermato all'apparenza esteriore del nome di donna, senza intuire che alle origini dovesse esserci per forza un altra parola, un altro etimo...

Ormai Carmela è così vivamente entrata nella mia immaginazione, così presente nella mia memoria anche se non l'avevo mai vista (e come avrei potuto? Non esisteva!) che ancora oggi, da solo o in compagnia, quando devo aprire un barattolo ed evoco Carmela, nella mente mi appare lei, il donnone corpulento che ho imaginato per così tanto tempo che ormai il suo ricordo si confonde con la realtà e rimane là, anche se non è esistita mai, donna amata e desiderata dalla mia famiglia, in quel di Africa.

Puro pezzo immaginario della mia Ginecrazia.


Pubblicato in forma diversa e con il titolo Carmela su paesaniniland l'11 luglio 2010

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