Sai, questi americani... (il pancreas nuovo)
In ospedale da Frances, una decina di giorni prima della sua morte, la sua amica Elena era venuta a salutarla. Partiva per gli States per motivi di lavoro. Sarebbe stata via per due settimane.
Elena sapeva che forse non l'avrebbe trovata viva al suo ritorno. Era dunque molto provata da un saluto che poteva rivelarsi definitivo.
Non era in una posizione facile, ma con Frances si sarebbe potuta permettere qualunque sincerità anche le più improbabili, tipo ehi Frances parto per gli States e forse quanto torno non ci sarai già più e mi sento tanto una merda per questo.
A Frances potevi dire queste cose, ci aveva insegnato a tutte a essere così libere.
Non dico che sia facile, tutt'altro.
Ma una volta che lo fai ti scopri così libera e forte da conquistare il mondo.
Insomma siamo là, ai lati del letto di Frances.
Io di qua, Elena di là.
Il momento di imbarazzo si prolunga ed Elena sente che deve dire qualcosa.
Avrebbe anche non potuto. Io mi facevo certi silenzi...
Per spezzare un silenzio che evidentemente lei per prima non sopporta più chiede a Frances Ti serve qualcosa dagli Stati Uniti?
Credo se ne sia pentita subito dopo. Avesse avuto una pistola nella sua borsetta di Louis Vuitton l'avrebbe usata.
Frances gira la testa e mi dà uno sguardo che significa hai sentito questa stronza che cazzo mi ha chiesto, sì?
Poi torna a guardare Elena e risponde, serafica, Un pancreas nuovo? dubbiosa, non assertiva.
Poi fa a me, dopo una pausa perfetta, Sai, questi americani...
Per Elena fu come aver davvero ricevuto quella revolverata che avevo immaginato.
Io mi mordo la lingua per non scoppiarle a ridere in faccia urlando a Frances, GENIO sei un GENIO!!!
Poi Elena se ne va, più morta lei di Frances.
Io le faccio ancora un po' di compagnia.
Più tardi passa a far visita la volontaria di una associazione che si cura di fare compagnia alle persone malate che durante l'orario di visitano non hanno nessuno che le venga a trovare. Frances, che non era certo sola, si mette ad attaccar bottone con questa signora non più giovane. Io ne approfitto per mettere un po' in ordine il bagno e l'armadietto di Frances.
Le sento parlare.
- Io sono di Trastevere
- Ah lei è nata a trastevere?
- No cara, sono americana, ci abito a Trastevere
- E che lavoro fa?
- L'attrice
- Ma davvero!
- E quando la posso vedere al cinema ?
- Eh non lo so cara, sa io sono una tumorata di dio.
- Ma signora cosa dice? Casomai timorata!
- No, cara, tumorata, tumorata.
Come ho fatto a non ridere e anche rumorosamente non me lo ricordo più.
Dopo la Morte di Frances io sono stato il suo esecutore testamentario.
Frances voleva essere cremata e le sue ceneri sparse in una cerimonia laica e senza tanti fronzoli. L'Ama, sì è la nettezza urbana che ci crema, ci aveva messo tanto di quel tempo a cremarla che, fossi stato in America, avrei fatto una causa miliardaria e l'avrei vinta e oggi sarei io il presidente degli Statti Uniti, altro che Trump.
Il giorno della cerimonia siamo a casa di Chris, le ceneri di Frances dentro un sacchetto di plastica, a sua volta dentro una scatola bianca, di quelle di Ikea.
Stiamo organizzando i dettagli della cerimonia, tutti pendono dalle mie labbra, e lasciano decidere me su chi deve dire cosa e quando. Rob mi chiede timido se penso che possa dire qualcosa anche lui. Io me lo Guard e gli dico che ognuno può dire quello che vuole, ça va sans dire.
Ma oltre Rob nessun altro vuole parlare, sono tutti contenti che l'incombenza ricada su di me.
Per me non è un'incombenza.
Frances ci ha chiesto di brindare, come fece Picasso, Bevete in nome mio.
Chris ha organizzato un brindisi a casa sua, dopo la dispersione delle ceneri.
Quando faccio presente che Frances avrebbe voluto il brindisi lì, subito dopo la dispersione, nella stanza sale il panico.
Ok, non c'è problema, fa Rob. Portiamo lì lo champagne.
Ma come facciamo, non si manterrà mai freddo, dice Chris.
Portiamo dei frigoriferi da campeggio, no le bottiglie non c'entrano, prosegue qualcun altro.
E come le trasportiamo? Usiamo il teletrasporto del capitano Kirk!!!
Quando le cose diventano così difficili e complicate da evocare Kirk, io dico ragazzi mi prendo io la responsabilità. Beviamo dopo a casa di Chris, Frances non se ne adonterà.
Poi, per cercare di sciogliere l'atmosfera pesante che si è creata, senza farmi vedere, manovro il coperchio della scatola bianca, appoggiata sul tavolino davanti al divano dove sono seduto, e, come fosse una bocca, la apro e la chiudo mentre dico, col tono incazzoso di Frances No, ho detto che si fa il brindisi là e lo facciamo là!
Tutti scoppiano a ridere, la tensione è sciolta, Frances è di nuovo tra noi e non c'è più bisogno di nessuna dannata cerimonia.
Eravamo un po' tutte timorate di Frances.
Beh, io lo ero stata qualche anno prima.
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