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Piselli migliori



Più che piselli dovrei dire cazzi. Ma poi il titolo mi veniva troppo volgare.

Si dà che da piccolo soffrivo di una lieve forma di criptorchidismo al testicolo sinistro che, proprio per questo, si è sviluppato un po' di meno.

Sì, ditelo, ditelo pure che sono diventato frocio a causa del testicolo meno sviluppato.
L'ho pensato anche io un paio di volte, nella mia tarda adolescenza.

Il mio testicolo sinistro era retrattile e tornava molto facilmente nella cavità addominale.
Però era solamente timido e scendeva, quando voleva lui.

Così il dottore dal quale mia madre mi portò mi tenne in osservazione per vedere come evolveva questo testicolo pigro. Se non si fosse deciso a rimanere nello scroto tutto il tempo avrei dovuto subire un intervento chirurgico che io mi immaginavo da sveglio, doloroso e senza anestesia. Almeno a vedere i contorcimenti fisici di mia madre...

Siamo negli anni 70 e non esiste il concetto di privacy.
Così mia madre è sempre presente alle visite.
Una presenza che subivo come una violenta violazione della mia sfera privata.
Non bastava il dottore che tastava e guardava e parlava con mia madre, ci si metteva anche mia madre che a ognuna di queste visite si lasciava cogliere da un'agitazione indescrivibile, fatta di preoccupazione, disperazione, sofferenza fisica, come se le visite consistessero in esami invasivi che infliggevano dolore a lei.
Si trattava invece di palpazioni che al massimo potevano dare il fastidio che ci prende quando noi maschietti stringiamo troppo le gambe dimenticando che siamo portatori di palle.

Certo avere lì tua madre che si contorce disperata mentre tu stai con l'uccello all'aria ha una potenza simbolica devastante.

Ognuna di queste visite era per me un calvario fatto di tante sensazioni negative. Oltre quelle che mi riversava mia madre, sarà stato per il legame simbiotico con lei, ci mettevo anche del mio.
Non avevo un buon rapporto con i medici, a causa di alcuni esami invasivi che avevo subito da piccolo quando mamma, notando che mi alzavo con fatica da terra, mi aveva sottoposto a una scintigrafia ai muscoli delle gambe per vedere se c'era un problema neurologico.

I dottori si erano guardati bene dallo spiegarmi il perché e il come dell'esame, trattandomi come un bambino deficiente, che non ero. Ero solo fifone. Io temevo che non mi dicessero la verità per nascondermi chissà cosa e andavo in ansia.
Loro vedendomi ansioso cercavano di distrarmi e fare quello che dovevano fare, ma io ero fifone non scemo.
Non capivo perché non mi dicessero la verità  e finii col perdere fiducia in loro.

O meglio, non sapevo cosa aspettarmi,  visto che mi nascondevano tutto, io temevo che da un momento all'altro poteva uscire un ago, un uncino, uno strano diodo, com'era già successo, senza che nessuno mi dicesse a cosa serviva, come lo avrebbero usato su di me e perché.
Altro che grigi! Gli alieni che ti rapiscono e ti esaminano con sonde invasive, indossano un camice bianco.

Una volta, al San Camillo, non riuscendo a farmi stare fermo per un prelievo del sangue (si erano forse  degnati di spiegarmi a cosa serviva l'ago e dove volevano infilarlo?) mi avevan fatto il prelievo dalla vena del collo.
State male all'idea? Pensate io che l'ho subito.

Insomma queste visite dall'urologo pediatra erano un misto di paura, umiliazione e vergogna.

Le visite avvenivano a cadenza semestrale e poi annuale e si protrassero anche quando entrai nella  pubertà.
Il dottore continuò a seguirmi anche se avevo superato l'età dei suoi pazienti abituali.

A una delle ultime visite, avrò avuto 14 anni,  il dottore chiese a mia madre di aspettare fuori (quanto lo avevo amato!).

Non che nell'ambulatorio fossimo rimasti da soli, c'era anzi un andirivieni di infermiere che aprivano e chiudevano la porta, per cui più che una visita privata sembrava fossi il paziente di un gabinetto medico esposto all'occhio curioso di scienziati un po' pederasti.

Mentre il dottore armeggiava col mio scroto, il cazzo mi si imbarzottisce. Nessuna reazione sessuale al dottore (a me non piacciono gli uomini ma i ragazzi, ricordate?), si trattava di un normalissima reazione (erezione?) fisiologica.
Il dottore non la nota e anche io non me ne imbarazzo ,ero già troppo imbarazzato da tutto il resto.

In quel via vai di infermiere che vengono a prendere cartelle cliniche, a chiedere al dottore se dopo va a prendere un caffè, a informarlo che è arrivato il figlio della signora Landi, fra quanto tempo pensa che potrà riceverlo, si avvicina al lettino una infermiera davvero giovane, apprendista e molto bella,  che, abituata alle picciolle, quando vide il mio cazzo di adolescente imbarzottito, si allontanò arrossendo.
Io mi sentii dispiaciuto e umiliato dalla sua reazione. Dispiaciuto di averla esposta a una erezione non imprevista, inattesa, inaudita.

No non sono un frocio che ha pudore di mostrarsi a una donna. Conosco bene il fastidio di una esibizione peniena non richiesta, non voluta, non cercata.  Crescere in una Ginecrazia mi ha insegnato anche questo.

Ma il mio cervello, che è molto più egocentrico e narciso di così, pensò anche che se l'infermiera, giovane e bella,  si era allontanata arrossendo alla vista del mio cazzo,  era perché il mio cazzo non la soddisfaceva.
Evidentemente aveva visto cazzi migliori, ragazzi migliori, mentre io ero brutto e indesiderabile e che dinanzi il mio cazzo (semi)duro invece di tremare tutta Roma le donne si allontanavano.

Fossimo negli anni 50 del secolo scorso avremmo sicuramente scoperto il trauma all'origine della mia omosessualità.
Invece siamo negli anni 70 e io ero già frocio: i baci sul pisello di Paolo e le tastate al pacco di Luca lo dimostrano ampiamente.

Adesso ci scherzo su, ma vi assicuro che quelle attenzioni indesiderate al mio pacco, al mio scroto, alle mie palle, con annessi e connessi materni, mi hanno fatto passare brutti quarti d'ora.

Ora che ci penso credo proprio che se quella giovane infermiera invece di allontanarsi imbarazzata si fosse messa a smanazzarmi al posto del dottore sarei stato molto più a mio agio.

Ed ecco un crollo subitaneo della mia posizione sulla scala Kinsey.


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