Paolo, il letto e mammacheride
Con Paolo, non quello dei baci sul pisello, nemmeno quello che non sapeva come la prendevo se usciva con Guendalino, neppure Paolo Flusso del quale è ormai chiaro che saprete poco, pochissimo e neanche Paolo che si era preso una pausa di riflessione, Paolo il mio fidanzato, il ballerino un po' effeminato, col quale sono stato fidanzato due volte, nel 1985 e nel 1987, con QUEL Paolo, non sono mai riuscito a dormire insieme, nel 1985 andava ancora a scuola e nel 1987 l'università lo teneva ancora più impegnato. Lo si sarebbe detto fidanzato con l'istruzione più che con me.
Finalmente, dietro le mie pressanti richieste, Paolo, non quello dei ba... ah non già vi ho chiarito, Paolo, sarebbe rimasto a dormire con me.
Alleluja!
Avrei dovuto festeggiare, ma non ne avevo tempo.
Dovevo allestire un talamo adatto alla circostanza. All'epoca dormivo ancora in un letto singolo.
Così chiesi aiuto a mamma per allestire un letto doppio, chiamarlo matrimoniale mi sembrava stranamente ridicolo, in camera mia, utilizzando il letto di mia sorella, che non veniva usato, silvia dormiva con mamma.
Le avevo chiesto aiuto per imbragare i due materassi singoli e farli diventare un unico materasso abbastanza solido, da resistere all'incontro di due fidanzati che non hanno mai dormito insieme.
Io e mamma siamo lì, in camera mia, alquanto facete, divertite di stare allestendo un talamo dell'amore, nonostante le difficoltà tecniche dell'operazione, alza il materasso, abbassa il materasso, tira il lenzuolo. Contente che io ammetta chiaramente che quella sera dormirò con un ragazzo contente che lei non abbia nulla da ridire al riguardo.
Siamo talmente indaffarate che non abbiamo sentito nemmeno il campanello di casa.
Per fortuna ha aperto Silvia.
E' Claudia, l'amica d'infanzia di mamma, la figlia dei signori Carapacchio, che abitano al piano sopra. Una simpatica coppia di vecchietti, scrocchiazzeppi e innamoratissimi, arzilli e alacri, che avevano una cartoleria d'altri tempi dietro la mia scuola elementare, dove io avevo sempre qualche piccolo buffo da pagare (sono sempre stato un feticista della carta e della matita).
Claudia, che aveva una parlata lassa e rallentata, saluta mamma e poi, non capendo perché ci dessimo così tanto da fare per allestire un letto doppio - e non chiamatelo matrimoniale vi ho detto! - chiede, ingenua, per-ché sta-te fa-cen-do un let-to ma-tri-mo-nia-le?
Quel letto in allestimento scottava quanto un'insegna luminosa che diceva qui si scopa.
Ma a me non andava di condividere quella mia serata sessual-sentimentale con Claudia.
Panico.
Il peggio è che non posso farmi cogliere impreparato da mia madre.
Non posso farmi vedere in imbarazzo da lei.
Dov'è la mia disinvoltura nel dire viene a dormire il mio ragazzo?
Non esiste.
Per fortuna mamma sta peggio di me.
Lo capisco quando la scopro con la bocca aperta e muta. La stessa che ho io.
La stessa faccia.
Lo stesso imbarazzo.
Immaginatevi il rapido giro di sguardi.
Mamma vede me.
Io vedo mamma.
Ci sgamiamo a vicenda.
Sollevate che nessuna delle due stia giudicando l'altra come sprovveduta, esplodiamo in una risata liberatoria.
Claudia, che attende ancora la sua risposta, incalza Per-ché ri-de-te?
Io e mamma finiamo quasi sul letto a contorcerci per la risata che adesso è diventata grassa, di pancia, incontenibile, senza ritegno.
Non siamo mai state tanto vicine, io e mamma, mamma e me.
Claudia, che parla lenta ma non è stupida, desiste e io e mamma continuiamo a fare il letto come niente fosse.
Paolo poi, quella sera, non venne, lo stronzo. Per disfare i letti non ebbi bisogno dell'aiuto di mamma.
Ci rimasi male che Paolo avesse sciupato uno dei rari momenti di sororanza tra mia madre e me.
Era l'autunno del 1987.
A ripensarci fu proprio quello il primo segno della mia tarda amicizia con mamma.
Intanto il nervosismo di mia sorella aumentava...
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