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La pensione



Mamma è ricoverata ormai da un mese senza nessun miglioramento di quella che, ancora, è diagnosticata come una forma crepuscolare, cioè un momentaneo precoce rimbambimento senile.

La burocrazia però non aspetta e se mamma vuole andare in pensione in anticipo deve firmare un documento.
Ma di riuscire a fare firmare mamma in quelle condizioni non c'è modo.

Ci sono io di turno all'ospedale quando mia sorella e Zia Clara giungono all'improvviso con questa incombenza burocratica.
Non mi piace come gestiscono la cosa.
Mia sorella si contorce come avesse un palo rovente nella pancia, Zia tratta mamma come Volponi trattava me da piccolo.
Mirella, la metti la firma, devi firmare...

Nessun risultato.

Viene chiamato un dottore che metta lui una firma di avvallo garantendo la volontà di mamma.

Mamma è agitata, confusa, tutte quelle parole di circostanza non le capisce e la infastidiscono.

Il dottore, provenendo da un altro reparto, siamo ad Agosto sono tutti in ferie, vede mamma per la prima volta, legge la sua cartella clinica e, vedendola così confusa, non se la sente di firmare.

Ai dubbi del dottore Silvia e Zia moltiplicano lo zelo d'accondiscendenza con cui pretendono di convincere mamma. Sembrano due estranee che ignorano il carattere di mia madre che per convincerla di una cosa non puoi forzarla.
Entrambe perdono in temperamento e iniziano a parlarsi una sopra l'altra mamma mamma la pensione. Mirella firma. Firma la pensione. C'è il documento. La firma, la pensione innervosendo mamma ancora di più.

Io che fino ad allora sono rimasto a guardare in silenzio esordisco con uno Zitti tutti che fa effetto  anche sul dottore.

Poi mi rivolgo a mia madre e le chiedo, semplice e diretto: mamma tu vuoi lavorare o vuoi andare in pensione? 
Mamma ascolta la mia domanda, pondera la risposta come fosse nella cabina di Rischiatutto, fossimo in un film ci sarebbe il tempo per un bel primo piano, e poi risponde, voglio andare in pensione.

Il dottore si tranquillizza e firma il suo avvallo.

La burocrazia è vinta.

Mamma può avere la sua pensione.
Quella pensione che, una volta morta mamma, andrà tutta a mia sorella, mentre io non ne vedrò mai un centesimo, perché per legge la reversibilità non mi spetta più per raggiunti limiti di età.

E che ero scema se te la davo te la spendevi tutta come il resto dei soldi di mamma dirà mia sorella una volta che le feci notare che della pensione aveva goduto solamente lei.

Io naturalmente non ho mai speso tutti soldi di mamma che, per la stessa legge che garantiva la reversibilità della pensione solamente a mia sorella, in quanto erede di mamma erano diventati soldi miei.
Nella weltanschauung di mia sorella i diritti te li devi guadagnare non sono lì a prescindere.
E siccome era mia sorella a dormire con mamma e a sopportarla, parole sue, mentre io non c'ero mai, era già tanto se lei mi aveva dato la mia quota dei soldi del conto in banca. Un capolavoro di magnanimità.

Cazzo quanto c'aveva ragione zia Clara.

In realtà il mio essere un dilapidatore di soldi serviva ad alimentare la mitologia del tale padre tale figlio.

Il materiale da cui alimentava una mitologia basilarmente inventata ia sorella l'aveva presa dalla spesa, cospicua, che avevo affrontato per il mio primo computer, a carico della mia quota di eredità.
Un Ibm compatibile, con cpu intel 286, più monitor e stampante, ad aghi, che pagai 4 milioni di lire nei primi mesi del 1991.
Un pc che mi serviva per il mio lavoro di scrittura, e che userò, in ambiente dos, senza sistema operativo e senza mouse, fino al 1999.
Eppure, per mia sorella mi ero speso tutti i soldi.

Mia sorella non si ricorderà mai di quell'episodio della firma di avvallo in ospedale.

Io credo sia la prima volta che lo racconto.

La memoria storica non è di famiglia.


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