La meraviglia della genitrice
Le parolacce.
Non ne avevo mai sentite tante tutte assieme, alle elementari eravamo riusciti tranquillamente a farne a meno, e adesso che le scoprivo mi sembravano inutili e ridondanti.
Cazzo, culo, fica, sborra, pompa, cappella, erano quelle che mi eccitavano di più.
Alle elementari il massimo che avevo sentito (senza nemmeno capirlo fino in fondo a dire il vero) era stato andiamo sotto l'albero dei fichi secchi. Io sburo e tu lecchi.
I riferimenti alla sessualità tra maschi non implicava a un omoerotismo sotterraneo erano il sottoprodotto di una segregazione tra i generi che era totale.
Nessun ragazzino stava con le ragazzine e viceversa.
I miei compagni e le mie compagne di classe erano tutte ancora molto bambine tranne Monica e Michele entrambi più grandi perché ripetenti.
Michele una volta mi aveva chiesto di portargli mezzo sacco se non volevo che mi menasse.
Millantava, ma io non potevo saperlo.
Così deciso a non farmi ricattare (me lo aveva spiegato Quarto potere di Orson Welles: se ti ricattano rivela tu il segreto col quale stanno cercando di estorcerti quel che è. Altrimenti sei perduto a vita).
Ispirandomi a mamma a casa prendo un sacco dell'immondizia (quelli casalinghi andavano più che bene), e lo taglio a metà.
Prendo la parte inutilizzabile, quella con due aperture, e la metto in cartella.
Il giorno dopo, a ricreazione, dico a Michele, ti ho portato il mezzo sacco.
Lui arrossisce e mi dice ma io scherzavo.
Era così tenero da imbarazzato che avrei voluto baciarlo. In dreams.
Apro la cartella, gli do il mezzo sacco e me ne vado.
Ma che cos'è ? sento che mi chiede mentre mi allontano. Poi lo capisce e si zittisce.
Michele non mi darà mai più fastidio.
Educazione fisica.
Alle elementari non avevamo una palestra. Alle medie sì.
Per me la palestra era, e sarà anche per tutto il liceo, fonte di dolore e imbarazzo.
Io non sapevo praticamente fare nulla, giocare a pallone, correre, andare in bici, arrampicarmi.
La prima lezione di ginnastica, con questo professore uscito fuori da un numero di Men dei primi anni 70, tute attillate che facevano vedere il pacco, pantaloni della tuta a zampa d'elefante, capello lungo e vaporoso da africano, anche se era bianchissimo, parlata romana severa, mai un sorriso, sempre questo cipiglio da stitico, con quella prevaricazione maschilista che lo accomunava a tanti altri maschietti, 'sto soggetto ci porta fuori nel cortile della scuola e senza dirmi niente mi mette in mano il pallone da pallavolo dicendomi schiaccia.
Io trasecolo, ma rimango immobile e in silenzio, e quello insiste, schiacciaaa.
Una compagna di classe, Elvira, che ha ripetuto un paio di classi ed è già donna, guarda il professore e commenta, poverino forse non sa giocare.
Io sprofondo al centro della Terra dove no, non c'è il mare (Jules come ti è venuto in mente?!) ma il fuoco, quello che avvampa sulle mie guance.
Se riuscissi a muovermi urlerei correndo via.
Se lo avessi fatto starei ancora correndo.
E dopo tutti questi anni dovrei essere sicuramente ritornato avendo fatto un giro completo.
Il giro del mondo in 42 anni...
Il venerdì, quando andavo in palestra, nello spogliatoio c'era questo ragazzo del terzo, moretto, pasoliniano, ma dai lineamenti più delicati, alto, muscoloso, grande che si cambiava rimanendo in mutande, rosse, attillate, che mostravano un pacco vistosissimo.
Lui disinvolto se ne andava in giro col pacco all'aria e chiacchierava coi compagni di classe di sport, di calcio e di fica (parolacce!!!), mentre questo ragazzino, io, faceva il novello vago cincischiando con la cartella pur di guardarlo.
Non si è mai accorto che lo guardassi.
Io ne subivo il fascino in silenzio immaginandomi di fargli di tutto.
All'epoca avevo una immaginazione eidetica, e mi bastava un dettaglio per implicare tutto il resto. L'estate dell'anno successivo, a Nettuno, dove eravamo andati in vacanza, c'era questo ragazzo col costume bianco che mi dava da fare.
A me bastava immaginare il suo costume calato alle caviglie per implicare tutto il resto. Quell'immagine è ancora vivida nella mia memoria.
L'ho usata per mesi per masturbarmi.
Poi sono arrivate le prime riviste pornografiche (prima alcuni servizi gay su Le ore, poi la prima rivista gay dedicata, Doppio senso) e la mia immaginazione è andata a farsi benedire.
Masturbazione
Ho iniziato a masturbarmi per decisione caparbia.
Non avevo mai avuto una polluzione, nessun wet dream, mi ero messo a cercare l'orgasmo perché ne avevo sentito parlare dai compagni di classe.
Nessuna confidenza diretta a me, avevo solo grandi orecchie.
Era l'inverno del 1977.
Quello che mi colpirà di più sarà l'odore del mio sperma.
Sempre in palestra il mio compagno di classe Andrea, non il mio fidanzato, un'altro, bruttino, occhialuto, brufoloso, mi chiese una volta tu spermi? parole sue.
Io che sarò intelligente ma se c'è anche un solo intuendo non lo colgo mai, gli faccio eh?
E lui continua, ti esce già lo sperma?
Vorrei dirgli ma come le fai le domande? ma sono cresciuto con la paura per le arrabbiature di mamma non sono a mio agio a mostrare le mie di arrabbiature.
Allora per terminare una conversazione che mi imbarazza non per il contenuto ma per la forma, gli dico, mi stai chiedendo se mi masturbo?
Lui, che cerva di fare l'alternativo, rassegnato, mi fa sì.
Certo, gli rispondo, pensano insinui non ne sono capace. (Tina la permalosa...)
E tu? gli chiedo io, solleticato da quel suo interesse per le mie ...spermiture.
Sì, raramente, mi risponde.
Perché quante volte lo fai? gli chiedo non capendo perché deve mentire sul numero di volte.
Un paio di volte a settimana, mi fa, cercando di fare il superiore, anche di meno.
Io di più, gli dico. Quanto di più? Mi fa lui, praticamente tutti i giorni, gli rispondo, vergognandomene subito dopo, non so bene perché.
Gli ometto che certe volte lo faccio anche due-tre volte al giorno.
Poi guardo Andrea e capisco che non ha nessuna agenda sessuale con me.
E' un tranquillo, schietto confronto tra portatori di pisello.
Guardo Andrea e gli sono improvvisamente grato che mi abbia annoverato tra i maschi che si fanno confidenze.
Essere riconosciuto nel gruppo per me è importante.
Sarò anche strano come papà ma le pippe se le fanno tutti.
Anche mio padre a dire il vero, me lo disse una volta per telefono, io avrò avuto 14-15 anni. Io dopo tua madre non ho conosciuto altra donna mi mastrubo come i bambini.
E io mi imbarazzai per quella confidenza improvvisa e un po' fuori luogo (ma quanto ero ragazzina) considerando che io mi masturbavo ancora parecchio.
Ancora oggi è così.
Potrei anche piangermi addosso per dire che alle medie non avevo amici ma sono io che non li volevo.
Nonostante la timida amicizia media che Andrea mi stava proponendo io non la coltivai perché all'epoca le mie amicizie erano finalizzate al sesso e visto che Andrea non mi attizzava particolarmente, lasciai cadere quell'amicizia.
Lo so è terribile quello che facevo.
Ma è come se mi permettessi di intessere una relazione amicale solo se c'era un buon motivo.
E l'amicizia di per sé non mi sembrava una strada praticabile.
Non mi sono mai considerato un pari con gli altri ragazzini. Io che non avevo la loro fisicità, che non sapevo correre, arrampicarmi, non potevo accedere all'alveo dei corpi.
Io potevo solo essere quello che arrivava, ci faceva sesso e se ne andava.
Altro sentivo non mi era concesso.
L'amicizia chiedeva una presenza costante che io temevo a dare, e se poi un giorno non mi andava di esserci e venivo chiamato ad esserci lo stesso?
Quindi bassi profili, magari ad altezza pacco...
Potrei dire che la colpa fu dei ...disinsegnamenti (lo so la parola non esiste) di mamma.
In realtà avevo una paura fottuta di amare, anche in senso amicale, e rimanere non corrisposto.
Perché i tradimenti nelle amicizie fanno ancora più male di quelli d'amore.
Liscio.
A scuola mia c'era questa strana usanza che non ho mai riscontrato fosse diffusa altrove, il liscio. Lisciare un ragazzo voleva dire passargli una mano su una natica, dal basso all'alto, dicendo liscio.
Chi lo subiva veniva umiliato, sfottuto, squalificato.
Durante la ricreazione i ragazzi di classe camminavano tutti col culo raso muro per non farsi lisciare. Io ho trovato questo gesto sempre molto infantile e non me ne sono mai curato.
Non ho mai lisciato nessuno e non mi importava se mi lisciassero.
Per cui non camminavo mai col culo rasomuro.
Ben presto smisero di lisciarmi visto che il rasomuro era parte integrante di questa strana battaglia delle natiche.
E visto che mi sottraevo al liscio venni punito: una volta mi calarono i pantaloni della tuta, e tutti a ridere come nelle comiche quando gli uomini rimaneva in mutande. Io che gli uomini in mutande li trovavo sexy non mi curai della cosa, NON guardai e passai oltre.
Le ore di musica.
Due ore a settimana studiavamo e ascoltavamo musica classica!!! Le ore più preziose della mia vita scolastica.
Il nostro professore, un uomo sulla sessantina, calvo e a pera, usava un vecchio giradischi facendoci sentire diversi dischi.
Ho scoperto così Vivaldi, Le quattro stagioni, Camille Saint-Saëns e la sua Danse macabre che su di me ebbe un effetto orgasmatico (mai musica mi aveva turbato nell'animo così in profondità) e poi la quinta di Beethoven, della quale il terzo movimento mi lasciò completamente spossato.
Quelle scoperte musicali mi turberanno come non mai.
Succederà ancora, con Don Grolnick (Pointing at the Moon mi contorse le budella) Calling You di Jevetta Steel.
Era già successo con A Taste of Honey nell'arrangiamento di Herp Albert, e con Hit the Rod Jack, di Ray Charles.
La musica mi ha dato spesso emozioni orgasmatiche, attraversandomi come un elletrochoc, uno spasmo incontenibile, turbandomi in maniera al contempo piacevole e paurosa.
Il disco di Ray Charles faceva parte della collezione di papà.
Mi ricordo che un giorno mamma dovette restituire a papà giradischi e dischi e io mi sentii depredare della prima musica che avessi mai sentito.
Herp Albert era stato invece il mio imprinting musicale.
Ricordo perfettamente la radio tondeggiante dove la ascoltai la prima volta, in camera da letto dei miei. Avrò avuto due anni e mezzo. E' il primo ricordo che ho.
Sono arrivato a una datazione così precisa confrontandomi con mamma.
Sono lì in camera da letto dei miei e c'è questo brano che mi sembra di ricordare anche se è la prima volta che lo sento. Questo ricordo inesistente ha alluso sempre a un oltre che c'era nella musica e nella vita.
Una sete di conoscenza, di avventura che ancora mi accompagna.
A Taste of Honey ha un arrangiamento preciso, soprattutto tre accordi in crescendo ripetuti che ritrovo puntualmente in tutti i brani che mi piacciono di più come in Nothing You Can Do About it nella versione dei Manhattan Transfer.
La signora Paesano?
Quando mamma andò a parlare coi miei professori, mi racconterà del suo incontro col prof di musica.
La signora Paesano?
Signora volevo farle i complimenti per suo figlio. E' molto educato e in classe è sempre molto attento. Mia madre me lo raccontò con piglio incredulo, quasi infastidita, sicuramente sospettosa.
Le sembrava strano che il prof. mi trovasse così educato e attentif.
Mi comunicò, schietta, tutta la sua meraviglia e il suo scetticismo, senza rendersi conto che così facendo sminuiva una buona opinione che qualcuno aveva espresso su di me.
Mamma non condivideva, a lei non risultavo così educato visto che le rispondevo cioè non me ne stavo zitto quando lei mi sgridava, spiegandole il perché di un mio comportamento o facendole notare il pregiudizio che la guidava nell'aver espresso un'idea o una critica.
Insomma una cosa bella per mia madre si trasformava in una cosa strana, allineandosi al resto delle cose strane che coinvolgevano la mia persona, i miei gusti, le mie curiosità intellettuali, facendomi tornare sempre alle stranezze come papà.
Con buona pace del prof. di musica che aveva cercato di essere gentile.
Il prof. di musica morirà, investito da un'automobile, mentre attraversava la strada, poco prima della fine dell'anno scolastico.
Mi ricordo la disperazione del fratello (era identico) che piangeva come un ragazzino al funerale. Ero andato, perché volevo omaggiarlo con la mia presenza.
Mi sembrava il minimo visto tutta la musica che mi aveva fatto scoprire.
La prof. che lo sostituì non ci fece ascoltare nessun altro brano in classe però ci porterà a teatro a sentire concerti di classica.
La musica prima del teatro, per il quale dovrò aspettare la terza media.
E ancora non era arrivato il sesso!
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