La marchesa De Sade
Come vi ho già detto ho iniziato a fare sesso a 12 anni eppure prima dei 20 non ho mai frequentato locali gay o altri froci.
Sarà grazie a Luca, un ragazzo che appartiene al novero dei canotti perduti (ve ne parlerò, ve ne parlerò) se comincerò a frequentare locali e altri ragazzi ai quali piacciono i ragazzi.
Nonostante mi sia sempre considerato un dilettante del locale gay, poco avvezzo a strategie di rimorchio (totalmente imbranato) e prossemica omoerotica, non posso dire di essere passato inosservato.
Così quando l'Angelona, questo omosessuale obeso, effeminato (ma era di scena) e di mezza età, addetto alla selezione degli avventori dell'Alibi, una sera mi vide con i miei pantaloni attillati e verdi e la cintura di cuoio e perline nere di mamma che pendeva generosa su di un fianco, gridò, con una voce così potente che potevi sospettare avesse un microfono nascosto, Uuuuuuhhhh ma chi abbiamo lì? La Marchesa de Sade!?!? Ferme tutte!!! Fate passare la marcheeeesa.
Così eccomi lì a saltare la fila, mentre tutti quei ragazzi vestiti con una semplice camicia sul petto nudo e pantaloni maschili, alla Frances, che fasciavano i loro bei sederi, si vedono scavalcare da una checchina di verde vestita, sprovveduta quanto dinoccolata e sottilmente effeminata che passa, saluta l'Angelona che le fa il baciamano, la checchina ringrazia ed entra in disco.
Dentro l'Alibi nonostante la qualifica di Marchesa sapevo muovermi a malapena e orientarmi zero.
Non ho mai saputo parlare il linguaggio del rimorchio fatto di sguardi, di voltate di testa al punto giusto, di sguardi dati per un determinato lasso di tempo, non un secondo di più non uno di meno, dove quel che dicevi ce l'hai una sigaretta ? non era mai quello che lasciavi intendere veramente (andiamo ai salottini a a pomiciare?).
Mi sentivo sprovveduta e fuori posto proprio come in chiesa.
Allora non realizzavo quel che realizzo adesso e cioè che tutto quel darsi da fare, ammiccante e doppiogiochista, a me faceva un po' orrore e un po' pena.
Non ho mai capito che gusto ci sia nei giri di parole, negli innuendo più sottili e ardui da decifrare.
Paolino una volta mi aveva detto che io ero un libro aperto, dicevo sempre quello che pensavo, che non restava nulla da scoprire e questo, a quanto pare non lasciava spazio al mistero, unica vera fonte del fascino.
Mi chiedo perché non si può essere schietti e dire la verità Posso prendertelo in bocca? Perché non me lo prendi in mano? Posso baciarti con la lingua? Mi fai vedere il culo?
Perché devo dire bella camicia dove l'hai comperata e intanto guardarti il pacco?
Perché non posso chiederti ti va di pomiciare con me fino all'alba?
Che vuol dire non si può?
Non fraintendetemi.
Io andavo all'Alibi per rimorchiare gente, proprio come tutti gli altri, ma non mi riusciva mai. MAI.
Sarò anche stato un libro aperto ma lì mai nessuno mi stava a leggere perché ero scritto in un altro stile e, soprattutto, confezionato in un altro modo, senza copertina a colori, senza sopraccoperta lucida e antistrappo.
Mi venne spontaneo avvicinarmi per sorreggerlo.
Nonostante il mio intervento cadde ai miei piedi arrivato al penultimo gradino.
L'alzammo in due e lui, senza rivolgersi a nessuno i particolare, disse copritemi con un sincero quanto plateale gesto di vergogna.
Mi venne spontaneo abbracciarlo.
Lui ricambia il mio abbraccio.
Poi, come accorgendosi di me solo in quel momento, si distacca per guardarmi e con sincera meraviglia mi chiede come mi chiamo.
Gli rispondo Alessandro.
Come se gli avessi conficcato un ago rovente nella carne trasecola e mi dice maledetto.
Un amico comune mi spiega che quel ragazzo si chiama Mario, Mariuccia quando è in drag, e che ha reagito male al mio nome perché Alessandro è il nome di un ragazzo etero del quale si è innamorato e che lo fa vestire da donna perché solo così riesce a far l'amore con lui.
Io mi struggo immedesimandomi in quell'amore non corrisposto come fosse uno dei miei.
Mariuccia intanto si avvicina ad Alessandro, vestito in giacca e cravatta, che se ne sta andando avvicinandosi a un'auto costosissima. E quell'amore mi sembra improvvisamente molto più profano che sentimentale.
Lascio Mariuccia al suo destino e mi avvicino a Davide, l'amico di Agostino, che è proprio my kind of guy, biondo, piccolo di statura, tonico ma non troppo muscoloso, gentile e timido, bellissimo.
Lo vorrei tanto corteggiare ma oltre a non sapere come fare non voglio coprirmi di ridicolo. Lui è così bello che non può accontentarsi di me.
Antonella perché fai quella faccia? Cos'hai? Stai Male?
Si è sempre i peggiori nemici di se stessi, nevvero?
Nemmeno Davide riesce mai a rimorchiare nessuno e io ogni volta non mi capacito e mi scoraggio anche, se nemmeno lui che è tanto bello incontra qualcuno, io che speranze ho?
Quella è l'unica confidenza che riesco a instaurare con lui.
Ogni volta ci salutiamo, ci informiamo sulla reciproca caccia, lui mi dice desolato, niente, E tu? io scuoto la testa, sconsolato, e poi ognuno è di nuovo per proprio conto pronto a una nuova battuta.
Andrà così per un paio di estati.
Poi Davide sparirà e nemmeno Agostino mi saprà dare sue nuove.
Da quella volta della cintura di cuoio intrecciato l'Angelona mi farà entrare sempre saltando la fila all'Alibi, fino a quando non sparirà (solo dopo scoprirò che in realtà era morta, mai saputo di che) e con lei la marchesa ch'era in me.
Ho smesso di frequentare l'Alibi nel 1994.
Ho smesso di frequentare l'Alibi nel 1994.
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