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Il pesce degli abissi


Quando non ero ancora né carne né pesce e mia sorella era troppo grande per restare a casa a far niente, mamma scelse, senza consultarci, di mandare mia sorella e me a un centro estivo comunale così nonna era libera dei suoi nipoti.
Silvia era contenta e si adattava a fare nuove conoscenze.
Io invece ero costretto a giochi di gruppo e non potevo rimanermene per conto mio a leggere.
Sono stato costretto ad andarci dai 12 ai 1 anni, età massima in cui ti ammettevano in questo campo estivo. La struttura era del Ceufas e d'inverno ospitava ragazzi e ragazze con handicap e d'estate ospitava i Paesano come mi sfotterà Andrea, il mio fidanzato, quando stavamo insieme e gli raccontai del centro.

Per me furono estati traumatiche durante le quali  cercavo di barcamenarmi come potevo.

Soprattutto cercavo di leggere appena me lo permettevano.
Ricordo che il secondo anno avevo fatto amicizia con una delle coordinatrici del nostro gruppo. Ma le nostre chiacchiere la distraevano dai suoi compiti e la spostarono subito in un altro gruppo.
Al campo estivo stavamo tutta la mattina e metà pomeriggio tornando a casa alle 17.00

Il secondo anno vennero anche Graziano e sua sorella Mariassunta.
Io con Graziano facevo sesso già da un anno e lui al campo estivo mi mostrò una ostilità smaccata credo per non tradire una nostra possibile confidenza che avrebbe lasciato capire chissà che.
E' anche vero che Graziano era molto polemico e aveva sempre da ridire sulle mie affermazioni dicendo che erano imprecise.
Ma io raramente ero impreciso.

Graziano e sua sorella Mariassunta mi isolavano ed escludevano dalle attività di gruppo, anche mia  sorella era solidale con loro,  perché si divertiva di più a giocare con loro che con me che non correvo non salivo sugli alberi ma leggevo. E poi non sia mai che mia sorella prendesse le mie parti...
C'era un ragazzo, Mauro, tredicenne come me che però sembrava fisicamente più grade, molto bello, ma prepotente, del quale non mi fidavo, che su Silvia e Mariassunta esercitava un fascino fin troppo scontato, e che aveva cominciato a prendermi di mira.
Sapeva troppe cose su di me, sulla mia pignoleria, sulla mia pedanteria polemica, sapeva pure che da bambino mi avevano chiamato avvocato cipolletta. 
Doveva averlo informato mia sorella.
Tra loro quattro e me fu scontro totale finché una mattina non li mandai letteralmente a fare in culo e mi trovai nuove amicizie.
C'era Sergio, questo ragazzino più piccolo di me che individuai come alleato di giochi. Lui era molto fisico, correva, si arrampicava, ma almeno parlavamo ed era curioso quasi quanto me. La nostra amicizia si costruiva giorno dopo giorno.
Ma io volevo tornare a far parte dell'alveo di Graziano e mia sorella e non esitai un secondo a sacrificare la mia amicizia nascente con Sergio pur di tornare nelle loro grazie.
Potrei dire che anche io subivo il fascino di Mauro ma non è vero.
Mi piaceva ma non avevo la minima idea di come avvicinarmi a lui.
Corteggiarlo era impossibile e fare sesso con lui lì al campo ancora meno praticabile.

Comunque un giorno cercai di riappacificarmi con loro usando un libro di geografia che stavo leggendo nel quale c'erano disegni di vari pesci degli abissi un po' mostruosi, dalle mandibole sproporzionate.

Mostrai le illustrazioni a Graziano e Mauro indicando i vari pesci e giocando la carta dell'autoironia indicando i vari mostri degli abissi dicevo Questo sono io, questo sei tu Mauro  e quest'altro tu, Graziano.
Loro ridevano e io ero felice non mi escludessero più dalla loro compagnia.
In quel momento arriva Sergio e mi saluta con lo stesso sorriso di sempre.

Roberto e Graziano lo prendono subito in giro e io invece di difendere il mio nuovo amico mi metto a prenderlo in giro come Graziano e Mauro.
Sergio se ne va, in lacrime, dicendomi di andare al diavolo.

Nelle dinamiche di gruppo mi sono sempre comportato da vigliacco.
Peggio, da reazionario.
Avrei venduto l'anima di mia madre pur continuare a far parte del gruppo figuriamoci se non consideravo Sergio sacrificabile.

Mi renderò conto di queste dinamiche di gruppo solamente verso i vent'anni purtroppo, solo allora ho capito che in un gruppo si creano ruoli e dinamiche di esclusione.
Da allora non avrò mai comitive e i miei amici li vedrò sempre individualmente, riunendoli in gruppo solamente per le grandi occasioni compleanni e le feste di inizio e fine estate che farò qualche anno dopo la morte di mamma.

Durante quelle prime feste scoprirò che avevo amici e amiche molto diverse tra loro, spesso  incompatibili e che l'unica cosa che avevano in comune ero io.

Mia sorella mi accusava di non avere una mia personalità perché mi diceva che con Frances parlavo come lei con Mariù parlavo come Mariù, con Laura parlavo come Laura e che quindi io non avevo un vero me. Sempre strano e fallato come papà. Mia sorella continuava a dirmelo in nome di mamma.
Peccato che mia sorella non mi aveva mai visto con Mariù...

Io ho sempre considerato questa mia curiosità amicale non un camaleontismo alla Zelig ma, al contrario, una mia capacità di confrontarmi e sperimentarmi. Se ero diverso con queste mie amicizie diverse era perché ognuna di loro stimolava parti mie diverse. Dalla prospettiva di mia sorella  sicuramente incompatibili con une super statico e definitivo ma dalla mia prospettiva invece trovavano dentro di me una qualche quadra.

Ancora oggi mi ritrovo a usare battute, consigli e punti di vista diversi, sovrapponibili o antagonisti, su cose situazioni e persone, che ho appreso e imparato da Mariù, da Frances, da Fabrizio, da Silvio, da Guendalino, da Laura, dai miei fidanzati, dai miei amori.

Cose altrui che diventavano mie perché in me trovavano nuovi usi, altre congruenze, differenti frequenze di risonanza.

Esattamente il contrario del gruppo che con le sue dinamiche normalizzanti ti fanno essere una cosa sola, sempre allo stesso modo e guai se cambi.

Ho scoperto  che per me le dinamiche di gruppo sono asfittiche e le ho sempre combattute ma per poterlo fare le ho dovute prima subire, agire e passarci attraverso.

Poi superare solo quello che consoci.

Mi dispiace tanto per Sergio e per il ragazzino in palestra da Takis.

Ancora adesso mentre ne scrivo me ne vergogno tantissimo e non ne vado per niente fiero.



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