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Epifanie dall'infanzia


Quando ero bambino girava in casa una piccola seggiola, di quelle basse, per infanti.

Infatti la usava mia sorella quando eravamo a tavola, per farsi vedere ci saliva sopra in piedi.

Dalla finestra della cucina c'era una vista del quartiere.
La nostra via era sul punto più alto di una collina che, là fuori, dietro la cucina,  andava a scendere per poi risalire discretamente offrendo alla vista una pletora di case dai profili differenti.

In lontananza spiccava la cima di una guglia di una costruzione strana, a metà tra la chiesa e la base militare, misteriosa e distante. Per poterla vedere da piccolo anche io dovevo salire sulla sedia, mi accorsi che stavo crescendo di statura quando per vederne la punta non avevo più bisogno di salire sulla sedia.
La guglia rimaneva un mistero che col tempo avevo rinunciato di risolvere già da un pezzo.

Quando ero un poco più grande Zia Clara decise di dismettere l'enciclopedia Conoscere e la portò a casa nostra. Io ne fui felice, la mia prima enciclopedia nella quale c'erano un mucchio di informazioni alle quali avevo finalmente accesso.
Lasciavano desiderare le informazioni di astronomia che tradivano l'anno di pubblicazione (metà anni sessanta) da allora molte informazioni erano state aggiornate, sicuramente su Marte non c'erano muschi e licheni come c'era scritto in un volume.
Un altro elemento per me discutibile era il supporto iconografico dell'enciclopedia costituito da disegni che, se permettevano una impaginazione più libera, trovavo fastidioso e mendace. Una fotografia di Giove era molto più emozionante ed accurata del migliore dei disegni. Per cui dopo i primi facili  entusiasmi l'enciclopedia aveva ottenuto tiepidi consensi da parte mia e l'avevo poco consultata.
Mia sorella la ignorava e non solo perché era piccola (Conoscere era una enciclopedia per ragazzi) ma perché i libri non la hanno mai interessata molto.
Nella quarta di copertina c'era un disegno strano, una forma geometrica complessa che io pensavo fosse la ricostruzione di qualche molecola, della quale non trovavo però didascalia alcuna.
Andò ben presto a far da pendant al mistero della guglia.

Nel 1987, durante il mio secondo viaggio a Bruxelles,  Patrick mi porta in un posto che, mi dice, è sicuro mi piacerà molto.
Quando scendo dalla sua Colt Mitsubish e mi trovo dinanzi l'Atomium piango dalla commozione.

Finalmente avevo scoperto cosa fosse il  disegno sulla quarta di copertina di Conoscere.
Fu un tuffo nel mio passato, nella mia infanzia.
Mi sembrò che tutta la mia vita fino a quel momento avesse avuto il solo scopo di farmi scoprire l'Atomium.


Sei anni dopo trovo in segreteria telefonica un messaggio di una professoressa del Liceo Malpighi.
La scuola voleva fare un cineforum e volevano sapere se potevo occuparmene io.
Chiamo questa professoressa molto gentile e cordiale che mi spiega come arrivare a scuola dove avrei incontrato le altre prof interessate come lei al cineforum.
Quando arrivo al Liceo rimango fulminato.

Il Malpighi, assieme ad altre due scuole è ospitato nel complesso di Brasini.
Al centro della costruzione campeggia la guglia che io avevo sbirciato tante volte da piccolo chiedendomi cosa fosse.

Fu un'altra epifania come quella dell'Atomiun.

Questa non era un tuffo nel passato, era il passato che ritornava come prodromo del mio futuro, come se fin da piccolo fossi stato predestinato a insegnare al Malpighi, come se quella guglia fosse un prossimamente che si spingeva nel futuro remoto.

Al Malpighi aver insegnato per quindici anni.

Conoscere venne buttata da quella gran buttona di nonna.

Oggi ne avrei conservato almeno un volume, magari quello in cui si parlava di muschi e licheni su Marte, sarebbe stato un bel ricordo da serbare.

Fa niente.

La memoria ha un potere reale quanto il tuo.


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