Difendersi da ogni colonialismo
Il fatto che lei sapeva, come so io, che dopo la morte non c'è nulla, non le impediva di assistere alla messa (e poi dicono che erano pagani i romani!!!) di avere sacerdoti cattolici come amici (padre Charlie, che a me voleva bene come un padre e mi chiedeva sempre se avevo trovato l'amore, e sapeva che il mio amore era dello stesso sesso) e di parlare e di confrontarsi con le persone le più diverse per idee, weltanschauung ed estrazione sociale.
La sua curiosità per il genere umano travalicava barriere ideologiche e di classe.
Alla cerimonia funebre, celebrata da Father Charlie, che venne apposta dagli States, era presente tutto il quartiere: negozianti, ambulanti, tossicodipendenti, mancava giusto qualche puttana (beh c'eravamo noi...) per essere in un film di Fellini (che Frances adorava).
Alla cerimonia della dispersione delle ceneri avevo raccontato della consapevolezza di Frances che questa vita è tutto quello che c'è, ma che questo non le impediva di accompagnarsi con persone sostenute da altre convinzioni.
La dottoressa che l'aveva avuta in cura, dopo la cerimonia, sentì di dovermi informare che lei era convinta che Frances non era proprio quella che io avevo dipinto, altrimenti non avrebbe organizzato la messa, e poi con lei aveva parlato di aldilà.
Mi informai se Frances avesse avuto una conversione, la dottoressa mi rispose spaesata con un no imbarazzato, come se le avessi proposto di comprare una intera batteria di pentole, e lì capii che quella puntualizzazione serviva a lei e non a rispettare la memoria di Frances.
Colsi una difficoltà in quella donna, che non mi stava simpatica, e forse proprio per quello non insistei oltre, ribadendole un fatto che, lei che era medico, doveva conoscere meglio di chiunque altra.
La verità deve liberare non umiliare o mettere in difficoltà.
Molti anni prima, quando Paolo stava con Elio (quindi sapete Paolo quale) eravamo andati a trovare sua sorella Fiorenza, che aveva perso un figlio per overdose. Sì anche lei era disordinata.
Da qualche tempo, grazie a una medium, era in contatto con suo figlio, riuscendo a parlarci attraverso una radio fuori sintonia.
Aprofittai della mia visita per accertarmi che quella medium non le prendesse soldi, e che quelle conversazioni non la sconvolgessero.
Fiorenza mi rispose, timorosa di un mio giudizio, che quelle conversazioni la rendevano più leggera, sapere che suo figlio stava bene, ovunque stesse, le dava un po' di tranquillità.
Io mostrai gioia e approvazione e le dissi che ero molto felice per lei.
Più tardi, mentre tornavamo a Roma, Elio si disse meravigliato del mio comportamento con Fiorenza. Sapendomi una persona razionale ed arida, parole sue, si sarebbe aspettato un pistolotto nel quale dicevo a Fiorenza l'assurdità di quello che lei stava facendo.
Risposi ad Elio che quelle cose le pensava lui, non io.
Io ero davvero contento per Fiorenza e che non credevo affatto che le sue conversazioni col figlio fossero una idiozia, credevo fossero per lei una via di guarigione e se una persona trae giovamento da una cosa chi sono io per dire che quella cosa è sbagliata o, peggio, non esiste?
Io dico sempre che la verità va sempre detta.
Ma mi sbaglio, se la dottoressa, per un suo equilibrio interno, qualunque ne sia il motivo, ha bisogno di credere nell'aldilà, chi sono io per distruggerle quel sogno?
Il problema è che poi, certo, lei verrà da me a dirmi, guarda che su Frances ti sbagli.
Lei non si fa gli scrupoli che io mi faccio con lei.
Anzi mi rompe le ovaie profumatamente.
La verità dobbiamo sapere come maneggiarla altrimenti ci fa più male che bene.
Per questo cambiare il mondo è così difficile.
Perché non tutte le persone sono pronte a sentirsi dire che non c'è aldilà.
Badate bene non è affatto un gesto di relativismo culturale, al contrario.
Io SO che dopo non c'è nulla e chiunque crede il contrario ha qualche problema mentale.
Però a volte bisogna proteggere le persone dalla verità. Può sembrare presuntuoso. Ma non è più presuntuoso Elio che pensa che siccome so che non c'è alcun aldilà dovrei togliere la speranza a Fiorenza?
Io ne so di più di lui, di loro, e questa conoscenza non può essere un'arma di distruzione, uno strumento di coercizione e rieducazione forzata. Ognuno, ognuna, deve aprire gli occhi per conto proprio.
E' la libertà che porta alla verità non il contrario.
Così alla dottoressa cattolica risposi che il mio era solamente un punto di vista e che non volevo offendere nessuno.
Detestavo la sua sicumera che le faceva vestire Frances degli abiti del suo armadio (vi piace questa metafora?, m'è venuta così!) ma tacqui e andai oltre.
Io so che non c'è aldilà alcuno e non ho bisogno di imporre agli altri questo dato di fatto perché è un dato di fatto e non ho bisogno di proseliti, proselite, per crederci.
Chi crede vuole fare proseliti, proselite, perché l'atto di fede è un salto nel buio che a fare da sole, da soli, fa paura.
Beh fa paura anche essere circondati da un delirio così mistificante come la religione cattolica, o qualunque altra religione.
Il motivo per cui mi sono allontanato dal buddismo di Nichiren è lo Shakubuku, il bisogno di fare proselitismo.
La dimensione politica di ogni credo irrazionale rende ogni religione fonte di violenza e di conflitto.
Perché che il dio del cattolicesimo ti ami anche se tu non lo vuoi è una forma di colonialismo violenta e pericolosa quanto quella degli yenkees contro gli indiani.
Ma non si può rispondere al pensiero violento con una verità il cui effetto è altrettanto violento.
Non si può fare proselitismo nemmeno della verità che quando si muore è la fine di tutto.
Bisogna arrivare a questa verità con le proprie gambe, conquistarla con la propria mente.
E difendersi da ogni colonialismo.
Anche dal proprio.
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