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I baci sul pisello



Dopo la ragazzina dei glutei e la cotta platonica per Marco, arriviamo straight to Paolo, quello del pisello baciato.

Non vi scandalizzi che io parli della mia vita sessuale di prepubere.

Se mollate un po' la sessuofobia in cui siete cresciute e cresciuti (io no) è chiaro che sto parlando della sfera sessuale e affettiva pre orgasmatica, pre erettile, che può avere un bambino di 8-9 anni.

Tanti ne avevo quando lo feci con Paolo, un compagno di classe che frequentavo fuori da scuola da un po'.
Anche lui era figlio di separati e, figlio unico, viveva con la madre, in una casa piccola, come quella nostra a via Revoltella.
La madre era una donna giovane e bella, ricordo la sua coda di cavallo e il dinamismo manageriale che la muoveva, molto diverso dalla indolenza da sconfitta che a volte mamma si portava appresso.
Io e Paolo ci vedevamo per giocare e fare i compiti insieme.

L'idea di provarci con lui mi venne per noia.
Dovevamo fare i compiti, eravamo da soli in casa sua, con nessuna mamma che ci preparasse la merenda.
Fui colto all'improvviso dall'idea di esplorare l'inesplorato e così, con l'audacia che a volte sorprendentemente avevo, proposi a Paolo di baciargli il pisello.
Lui rispose subito di no, come ci viene insegnato di rispondere in questi casi.
Mi ci volle poco per convincerlo.
Lo portai in bagno, gli abbassai i pantaloncini e gli slip, e liberai il suo pisello, né a riposo né in erezione, nemmeno barzotto, però vivo e sensibile.
Mi ricordo il colore scuro della pelle dell'asta, il lungo prepuzio e il glande oblungo che potevo solo intravvedere, inguainato dal prepuzio com'era.
Non credo nemmeno sapessi allora che il glande si poteva scoprire abbassando il prepuzio.
Io mi chino e dò un bacio sul glande incappucciato. Lui non emette un suono.
Il suo pisello profuma di sapone.
Io avrei voluto continuare a esplorare il suo corpo ma tutta la mia baldanzosità era sparita.

Mi limitai ad assestare a quel pisello un secondo bacio, poi Paolo si ricompone e torniamo in cucina.

Paolo era un ragazzino bello e vitale, con degli occhi marroni in cui perdersi, i capelli castani a caschetto, come quelli di Marco e un sorriso con dei denti bianchissimi, tirabaci.

Adesso era serio però. Pensieroso.
Io mi preoccupai che potesse dirlo a sua madre. Ma ormai era fatta.

Non parlammo di quei baci nonostante ci vedessimo con una certa assiduità.
Poi, diverso tempo dopo, un pomeriggio, gli scappò una parolaccia cattiva contro di me.
Essendomela presa (una parolaccia? A me?!) lo minacciai che avrei detto a sua madre cosa aveva fatto.
Lui se ne adontò e mi chiese di non farlo.
Dinanzi al mio diniego mi disse se non lo dici a mia madre ti bacio il pisello.
Mi sorpresi se ne ricordasse.
Per quanto ne sapevo pensavo che i miei baci sul suo pisello Paolo se li fosse belli che dimenticati. E invece se li ricordava eccome!

Così eccoci di nuovo in bagno. Stavolta a ruoli invertiti.

Ci mette una vita a decidersi di baciarmelo. Sta lì col mio pisello in mano, esitante.
Io mi vergogno della mia mancanza di esitazione, come se la mia spavalderia tradisse chissà quale predisposizione.

Dopo avermelo baciato Paolo è molto più disinvolto, intimo, ormai siamo amici di pisello baciato.
Io chiedo di contraccambiare.
Lui esita. Mi dice che il patto era che lui baciasse il pisello a me.
Io ci rimango male che lui non abbia voglia di farselo baciare.
Beh l'hai fatto. Rispondo, ardito. Ora tocca a me.

Ero felice di quei baci sul pisello di Paolo.

Talmente felice che avevo bisogno di dirlo a qualcuno, per rendere la cosa più reale. Mi capite, no?
Ma a chi potevo dirlo?

Alla suora no.

Ai miei compagni nemmeno. Se non altro avrebbero frainteso che volevo baciarlo anche a loro.

Così, senza pensare alle conseguenze, lo dissi a mamma.
Mamma ho baciato il pisello a Paolo!le dico con lo stesso tono sodisfatto con cui potevo portare un buon voto o una conquista sportiva.

Mamma non fiatò. Non disse nulla.
Con una calma combattuta mi chiese solamente se non pensavo fosse poco igienico.
Perchè? le chiesi, incredulo. Beh la piciolla  è vicina all'ano, fa mamma, da lì esce la cacca...

Mi sembrò una spiegazione assurda.
L'ano era lontano anni luce dal pisello e il pisello di Paolo profumava di sapone...

Ma noooo, all'ano non mi ci avvicino proprio le dissi, rassicurandola, meravigliato potesse anche avere solo collegato le due cose.

Non riprendemmo l'argomento.

Poi, diversi giorni dopo sono sulla porta per andare a fare una passeggiata, e saluto la ginecrazia urlando un ciaooooio escoooo.

Mia nonna, dalla cucina, grida un NOOOOOOO così disperato da far ghiacciare il sangue.
Mirella non lo lasciare uscire che va da Polo!

Solo allora mi resi conto del mio errore.  Mamma si era preoccupata e ne aveva parlato con nonna e per fortuna  avevano deciso di non mettermi in castigo per la cosa. Nonna però era evidentemente più tremebonda di mamma. E lungimirante, anche. Ricordo che anni dopo, quando avevo 13 anni, un pomeriggio che stavo andando all'ultimo piano, dove facevo roba con  Graziano, quando le dissi che uscivo per vedermi con lui, nonna, out of the blue, mi chiese se Graziano non mi faceva del male. 
Orgoglioso dell'intelligenza di nonna, che aveva colto nel segno, per tranquillizzarla, rammaricato di non putrelle dire la verità, sapendo di doverle confessare qualcosa, le dissi macché nonna andiamo a vedere i giornaletti zozzi.   
Lei ne fu sollevata e benedisse la mia uscita.

Con Paolo non successe mai più nulla.

L'anno dopo cambiò classe e smettemmo di frequentarci.
Il ricordo di quei baci sul pisello è ancora vivo in me.
Il colore della pelle, la consistenza del suo pisello, il profumo di sapone, me li porterò nella tomba.
Se non ci sarà altro ci sarà il pisello di Paolo a farmi compagnia.

Chi ha detto che moriamo soli?




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